Fabio Scotto
La schiena
arcuata pace vertebrale
dai glutei alle spalle
affluenti del mare
dorsale mosso dai singulti
più non vedo il volto
affonda nel cuscino
sono lontano vicino
e tenera percorre la scialuppa
il fianco
Sono stanco
rido e piango
vivo del tuo rapido voltarti
in cerca del tuo naso siamese
sul mio e tutta si confonde
l’azzurra cecità del corpo
Sei Brasile, Eurasia
pioggia di grande nube
monsonica abissale
e lieve ragno tenace
crudele alla posta
in attesa della mosca
bianca
Mi ascolti il cuore
esce dal costato
andato anche lui
tra i morti
a valle del poema
da L’INTOCCABILE