Elizabeth Alexander
Canto di lode per questo giorno
Ogni giorno giriamo per i nostri affari,
sorpassandoci a vicenda, catturando o non
gli occhi di un altro, per parlare o parlando.
Tutt’un chiasso siamo. Intorno a noi
è tutto il rumore e rovi, spine e strepitio,
ciascuno dei nostri antenati sulle nostre lingue.
Qualcuno ricama un orlo, rammenda
un buco in un uniforme, rattoppa un pneumatico,
aggiusta le robe bisognose di riparo.
Da qualche parte qualcuno cerca di far musica
con un paio di cucchiai di legno su un barile,
con violoncello, radiolone, armonica, voce.
Attende pullman una donna con figlio,
un coltivatore valuta cambiamenti del cielo,
un maestro dice: Tirate fuori le matite. Iniziamo.
C’incontriamo nelle parole, parole
taglienti o raffinate, sussurrate o declamate;
parole da esaminare, riesaminare.
Incrociamo l’infimo di strade, autostrade
che segnano la volontà di qualcuno, qualcun altro
che fa: ho bisogno di vedere cosa c’è dall’altra parte;
ecco, so c’è qualcosa di meglio lungo il cammino.
Abbiamo bisogno di trovare un posto dove essere al sicuro;
Andiamo verso qualcosa non ancora visto.
Ditelo forte, in nome di questo giorno morirono tanti.
Cantate i nomi dei morti che ci hanno qui portato,
che hanno posato i binari, eretto i ponti,
raccolto il cotone, la lattuga, costruito
mattone su mattone gli edifici scintillanti,
li avrebbero poi mantenuti puliti lavorando dentro.
Canto di lode per la lotta; canto di lode per il giorno.
canto di lode per ogni cartello scritto a mano;
vedendo di farci capo ai tavoli da cucina
Alcuni vivono amando il prossimo come se stesso,
altri, sopratutto per non nuocere, o non prendere più
del necessario. E se la parola più potente fosse amore?
Al di là d’amore coniugale, filiale, patriottico.
Amore dilatante che slarga cono di luce.
Amore senza bisogno di prevenir dolore.
In picco scintillante di quest’oggi, d’aria invernale,
può riuscire qualsiasi cosa, germinare qualsiasi frase.
Alla vigilia, fino all’orlo, sulla cuspide,
canto di lode per avviarsi ardito in questa luce.
Elizabeth Alexander (New York, 1962).
La traduzione in italiano è di Hanna Filo’Faedi.