Daniela Attanasio
1
E’ un vecchio casale di pietra, l’età macchiata dall’impronta del tempo e dalle famiglie che l’hanno abitato. Ci sarà stato un contadino-poeta in questa casa, un ragazzo distratto dalle corde del vento, una donna innamorata della solitudine e del ricamo, una vecchia ammaestrata ai canti di preghiera. Poi un lungo silenzio di passaggio -lungo quanto? Abbandono, assenze, una moda nuova di abitare le stanze dove noi camminiamo con le scarpe da ginnastica ai piedi.
Ora sulle pareti germoglia la tintura ad acqua, la luce passa da larghi infissi, entrano ed escono guance cotte d’aria, giornate di sole e laghetti di pioggia. Dopo il lungo silenzio di passaggio sono tornate facce e mode nuove che già declinano nell’astuzia del tempo; perché noi non cresciamo più come i bambini, noi invecchiamo.
3
Non avendo niente da dire o da scrivere sono uscita, ho sceso ventiquattro scalini di pietra e preso il sentiero bianco del ritorno. Superata la legnaia mi sono infilata in un campo d’erba. C’era vento, si adattava bene all’urlo della campagna nelle mie orecchie, i suoi occhi andavano, venivano controllavano la poca luce del giorno in un collare di nuvole. Sei fortunata a riconoscere questi odori, ho pensato, a sentire il suono delle foglie che raschia da ramo a ramo -più dell’unghia il marmo, più della lima il ferro- mentre a passi lenti entro nel silenzio di mezzogiorno e stacco la spina dell’egoismo dalla mia testa lanuginosa. Qui posso fermarmi ad ascoltare quello che vedo e tralasciando il vuoto, posso guardare le cose che vivono sotto i miei occhi.
DI QUESTO MONDO
Nino Aragno Editore, 2013