Il tratto che ci unisce

Cinzia Demi

Cinzia Demi

 

Da “Il tratto che ci unisce”
(Prova d’Autore, Catania, 2009)
Un libro con una poesia tesa a rammagliare il mondo. Una lotta per non dare perduto nulla delle relazioni principali, e dei tesori della percezione anche occasionale. Una poesia di veglia, e di una veglia che brucia sia ai margini della cittàcontemporanea e dei suoi vivissimi drammi, sia nel luogo feriale e femminile, la cucina. Un libro che ha sempre qualcosa in tavola: troverete pane, torte, anche tagliatelle. Su una tavola però colta nei momenti soprattutto di preparazione, e specialmente di quella preparazione quasi magica, di pienissima solitudine che peròè al tempo stesso vivissima partecipazione al mondo e alle persone care cheè la preparazione di notte.
[…]
c’era domenica
ci s’accorgeva subito dagli odori
un trionfo il tegame col sugo che bolliva
la ciambella nel forno
e le tagliatelle già sparse sulla tovaglia
ad asciugare
e che sole a primavera
dallo spiraglio delle persiane
una quiete senza macchine
con le rondini a rincorrersi
il suono della campana
all’ora della messa
nel vestirsi più cura
le scarpe nuove e i capelli appena lavati
col tremore dell’attesa d’uno sguardo
in chiesa tra la folla
si alzavano gli occhi in preghiera
tra le mani giunte e il canto
poi nel ritorno
quello sguardo c’accompagnava
fino a sera
era il preludio dell’amore
nell’innocenza di quei pochi anni
bastava a riempire il mondo
bastava per aspettare
la prossima domenica
tra le pagine dei libri aperte
sui banchi di scuola
con le nuvole tra le mani
e i sogni ancora intatti
***
quando lavoro fino a tardi Maria
quando esco in quella poca luce
azzurrina della sera
coni pensieri confusi
con gli occhi stanchi socchiusi
non sempre ti penso Maria
Maria mentre vada di corsa
verso l’autobus che scappa
rovisto il rigo per la cena
ripasso l’area per mio figlio
e il compito di geometria
non sempre ti penso Maria
Maria mentre asciugo
le lacrime di mia figlia
sempre distratta, innamorata
impaurita come me
che cerco d’insegnarle la via
non sempre ti penso Maria
Maria quando vedo
mio padre soffrire
mia madre invecchiare
le mie mani perdere forza
la mia voce melodia
non sempre ti penso Maria
ma se il tuo sguardo mi prende Maria
sull’altare o per la via
il tuo sguardo di ragazza
troppo presto e troppo amata
sento a pelle l’ebbrezza
la tua bellezza nel tempo fermata
e capisco Dio Maria
che da te è voluto nascere
che con te è voluto crescere
Tu che sei il capolavoro
della sua grande regia