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Vita della mia vita

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Vita della mia vita,
sempre cercherò di conservare
puro il mio corpo,
sapendo che la tua carezza vivente
mi sfiora tutte le membra.
Sempre cercherò di allontanare
ogni falsità dai miei pensieri,
sapendo che tu sei la verità
che nella mente
mi ha acceso la luce della ragione.
Sempre cercherò di scacciare
ogni malvagità dal mio cuore,
e di farvi fiorire l’amore,
sapendo che hai la tua dimora
nel più profondo del cuore.
E sempre cercherò nelle mie azioni
di rivelare te,
sapendo che è il tuo potere
che mi dà la forza di agire.

Tagore XXII

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Del dolore del mondo
ho preso atto nella mia poesia
e del mio volto degli altri.
Ho viaggiato per Paesi
su vagoni piombati
e ho abitato in case
che non avevano finestre.
Ho profetizzato il passato
e al futuro ho scritto una postfazione.
Dei miei sogni è rimasto:
la loro irrealizzabilità.
Noi tutti abbiamo lo stesso nemico, noi stessi,
e la stessa madre, che ci diede
il petto sul quale
morivamo di sete.
Quando arriverà il momento,
mi metterò in cammino
per cercare mio fratello.
Non può essere più tanto lontano.

Traduzione di Nadia Centorbi

Poesia n. 295 Luglio/Agosto 2014
Hans Sahl. I volti dell’esilio
a cura di Nadia Centorbi





Smettila di cantare i tuoi inni

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Smettila di cantare i tuoi inni,
di recitare le tue orazioni!
Chi adori in quest’angolo buio
e solitario d’un tempio
le cui porte sono tutte chiuse?
Apri i tuoi occhi e guarda:
non è qui il tuo Dio.
E’ là dove l’aratore
ara la dura terra,
dove lo spaccapietre
lavora alla strada.
E’ con loro nel sole e nella pioggia,
la sua veste è coperta di polvere.
Levati il manto sacro
e scendi con lui nella polvere.
Liberazione?
Dove credi di poter trovare
liberazione?
li tuo stesso signore
ha preso su di sé lietamente
i legami della creazione –
è legato a noi tutti per sempre.
Lascia le tue meditazioni,
abbandona l’incenso e i tuoi fiori!
Che male c’è se le tue vesti
diventano sporche e stracciate?
Va incontro a lui,
sta presso di lui
nel lavoro e nel sudore della fronte.

Qui è il tuo sgabello

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Qui è il tuo sgabello
e qui riposa i tuoi piedi
dove vivono i più poveri,
i più umili, i perduti.
Quando a te io cerco d’inchinarmi,
la mia riverenza non riesce ad arrivare
tanto in basso dove i tuoi piedi
riposano tra i più poveri,
i più umili, i perduti.
L’orgoglio non si può accostare
dove tu cammini, indossando
le vesti dei più poveri,
dei più umili e dei perduti.
Il mio cuore non riesce a trovare
la strada per scendere laggiù
dove tu ti accompagni a coloro che non hanno
compagni, tra i più poveri,
i più umili, e i perduti.

Quando mi comandi

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Quando mi comandi di cantare, il mio cuore
sembra scoppiare d’orgoglio
e fisso il tuo volto
e le lacrime mi riempiono gli occhi.
Tutto ciò che nella mia vita
vi è di aspro e discorde
si fonde in dolce armonia,
e la mia adorazione stende l’ali
come un uccello felice
nel suo volo a traverso il mare.
So che ti diletti del mio canto,
che soltanto come cantore
posso presentarmi al tuo cospetto.
Con l’ala distesa del mio canto
sfioro i tuoi piedi, che mai
avrei pensato di poter sfiorare.
Ebbro della felicità del mio canto
dimentico me stesso
e chiamo amico te
che sei il mio signore.

O stolto, che cerchi di portare

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

O stolto, che cerchi di portare
te stesso sulle tue spalle!
Mendicante, che vieni a mendicare
alla porta della tua casa!
Deponi ogni fardello in queste mani
che tutto sanno sopportare,
non voltarti mai indietro a guardare
il passato, con rimpianto.
Il desiderio subito spegne
la fiamma d’ogni lampada che sfiora.
E’ empio – non prendere doni
dalle sue mani impure.
Accetta soltanto
quello ch’è offerto dall’amore.

Non so come

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Non so come tu canti, mio signore!
Sempre ti ascolto
in silenzioso stupore.
La luce della tua musica
illumina il mondo.
Il soffio della tua musica
corre da cielo a cielo.
L’onda sacra della tua musica
irrompe tra gli ostacoli pietrosi
e scorre impetuosa in avanti.
Il cuore anela di unirsi al tuo canto,
ma invano cerco una voce.
Vorrei parlare, ma le mie parole
non si fondono in canti
e impotente grido.
Hai fatto prigioniero il mio cuore
nelle infinite reti
della tua musica.

Mi hai fatto senza fine

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Mi hai fatto senza fine
questa è la tua volontà.
Questo fragile vaso
continuamente tu vuoti
continuamente lo riempi
di vita sempre nuova.
Questo piccolo flauto di canna
hai portato per valli e colline
attraverso esso hai soffiato
melodie eternamente nuove.
Quando mi sfiorano le tue mani immortali
questo piccolo cuore si perde
in una gioia senza confini
e canta melodie ineffabili.
Su queste piccole mani
scendono i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e tu continui a versare,
e ancora c’è spazio da riempire.

Il mio canto ha deposto ogni artificio

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Il mio canto ha deposto ogni artificio.
Non sfoggia splendide vesti
né ornamenti fastosi:
non farebbero che separarci
l’uno dall’altro, e il loro clamore
coprirebbe quello che sussurri.
La mia vanità di poeta
alla tua vista muore di vergogna.
O sommo poeta,
mi sono seduto ai tuoi piedi.
Voglio rendere semplice e schietta
tutta la mia vita,
come un flauto di canna
che tu possa riempire di musica.

Il bambino adorno eli vesti principesche

Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore

 

Il bambino adorno eli vesti principesche,
con al collo monili ingemmati,
perde ogni piacere nel gioco,
la sua veste lo impaccia a ogni passo.
Per paura che si possa stracciare
o che s’imbratti di polvere
si tiene appartato dal mondo
e ha timore persino di muoversi.
Madre, a che vale
tutta questa eleganza
se ci tiene lontani dalla salutare
polvere di questa terra,
se ci priva del diritto d’entrare
nella grande festa del mondo?