Una media di quattrocentottanta miliardi di battiti al minuto. E non ci metto gli animali che non so contarli. E lascio stare gli anni, e lascio stare i giorni e anche le ore. Quattrocentottanta miliardi di battiti mi bastano. Messi insieme fanno un gran rumore, un rumore infernale e nessuno se ne accorge. Patrizia Cavalli (Todi, 1947) da Datura (Einaudi 2013)
Se ora tu bussassi alla mia porta e ti togliessi gli occhiali e io togliessi i miei che sono uguali e poi tu entrassi dentro la mia bocca senza temere baci diseguali e mi dicessi “Amore mio, ma che è successo?”, sarebbe un pezzo di teatro di successo.
Se gira male non c’è niente da fare, se tira bene issa pure le vele. Se batte il cuore un altro è vincitore, se perdi fatti incudine, se vinci sii martello. Il rivale che odi fingilo fratello, ma l’amico che ami, dagli addosso a quello. Se mostri per qualcuno solo un po’ di pietà, è proprio lui che ti massacrerà. Quando vinci, di te hanno paura, ma se perdi ti dànno sepoltura. Sono avvoltoi, si cibano di morte, aspettano soltanto che tu perda le forze. La sorte dà a chi ha e toglie a chi non ha. Quando va tutto bene cominciano le pene. Sfortunato in amor non giochi a carte, l’amore fortunato ha lui le matte. P atrizia Cavalli
(Todi, 1947), daPigre divinità e pigra sorte(Einaudi 2006)
Il cuore non è mai al sicuro e dunque, fosse pure in silenzio, non vantarti della vittoria o dell’indifferenza. Rendi comunque onore a ciò che hai amato anche quando ti sembra di non amarlo più. Te ne stai lì tranquilla? Ti senti soddisfatta? Potresti finalmente dopo anni d’ingloriosa incertezza, di smanie e umiliazioni, rovesciare le parti, essere tu che umili e che comandi? No, non farlo, fingi piuttosto, fingi l’amore che sentivi vero, fingi perfettamente e vinci la natura. L’amore stanco forse è l’unico perfetto. Patrizia Cavalli (Todi, 1947) da Datura (Einaudi, 2013)
Dà soddisfazione: tu succhi e quello arriva, succhi più forte e arriva di più. Non può essere dunque una matita. Solo da ciò che è morbido e un po’ vuoto qualcosa arriva e scivola giù riempiendoti il palato e poi nel ributtarla fuori ti riaccende il gusto, tanto che neanche sai se quel che preferisci è prendere o ridare, in verità fai le due cose insieme, sei nel giusto. Patrizia Cavalli(Todi, 1949), da Datura (Einaudi, 2013)
E chi potrà più dire che non ho coraggio, che non vado fra gli altri e che non mi appassiono? Ho fatto una fila di quasi mezz’ora oggi alla posta; ho percorso tutta la fila passetto per passetto, ho annusato gli odori atroci di maschi di vecchi e anche di donne, ho sentito mani toccarmi il culo spingermi il fianco. Ho riconosciuto la nausea e l’ho lasciata là dov’era, il mio corpo si è riempito di sudore, ho sfiorato una polmonite. Non d’amor di me si tratta, ma orrore degli altri dove io mi riconosco. Patrizia Cavalli (Todi, 1947), daLe mie poesie non cambieranno il mondo (Einaudi, 1974)
Che qualcosa di me possa valere, dopo di me, anche solo cinque lire più di me, mi è insopportabile. Io voglio quel che valgo qui con me. Patrizia Cavalli(Todi, 1949), da Datura (Einaudi, 2013)
Ah smetti sedia di esser cosi sedia! E voi, libri, non siate così libri! Come le metti stanno, le giacche abbandonate. Troppa materia, troppa identità. Tutti padroni della propria forma. Sono. Sono quel che sono, Solitari. E io li vedo a uno a uno separati e ferma anch’io faccio da piazzetta a questi oggetti fermi, soli, raggelati. Ci vuole molta ariosa tenerezza, una fretta pietosa che muova e che confonda queste forme padrone sempre uguali, perché non è vero che si torna, non si ritorna al ventre, si parte solamente, si diventa singolari. Patrizia Cavalli (Todi, 1947), daL’io singolare proprio mio (Einaudi, 1999).
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