Primavera del 1836
Lasciami, pensiero, lasciami,
domani sarò tuo,
tornerò ad essere la tua preda.
Ma oggi,
mentre la luce graffia sugli alberi e chiede
un’opportunità,
voglio che mi accolga l’inutile primavera.
Alla casa del freddo
ritornerò domani, quando il tempo
esponga le sue ragioni
e il cuore domandi
ciò che manca da vedere,
quanti battiti ancora
gli restano prima d’arrestarsi.
Traduzione di Gabriele Morelli
Luis García Montero La poesia complice a cura di Gabriele Morelli Fondazione Poesia Onlus 2012
III Ci visita l’amore. La casa possiede una memoria cieca di sole sulle braccia e la passione, arida d’erba, sulla pelle. Dobbiamo veramente abbracciarci in questa mattina grigia d’ogni nostalgia e patteggiare con la luce che comincia a disturbarci sotto le porte come un guardone nascosto che dobbiamo sopportare. Sono troppe cose. Si vede che il tempo vola indifferente, a noi estraneo che abbiamo parlato tanto della vita per giungere in tempo ai suoi occhi aperti, al suo capezzolo rosato e alla bella volta dei corpi che cercavamo insieme, impetuosamente, aprendo cerniere con l’impazienza propria degli innamorati. Il sole che sembra l’esitante carne delle tue labbra si avvicina strisciando e mi ricorda che è ancora possibile rincorrerci mentre si spengono lente le ultime stelle. Prima che tu nascessi ed io nascessi qualcuno dovette vivere in queste stanze, sopportarle come le settimane, riempirle di desideri realizzati a metà. Gente di solitudine. Forse sarà tutto valso se un giorno… Noi ormai niente abbiamo creato, neppure un focolare. È più saggio l’amore quando nasce, quando si incomincia a sentire il mattino, per il lungo, deserto cammino della tua pelle.
Traduzione di Gabriele Morelli
Poesia n. 269 Marzo 2012 Luis García Montero La poesia complice a cura di Gabriele Morelli
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