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Gelide parvenze

Lorenzo Calogero

Lorenzo Calogero

 

Gelide parvenze, la vita acre dei segni
conosco. Non è finito lo spazio.
Io mi corrompo. Non so l’aurora quale il ladro
del tempo rapido senza scampo. È murmure
il suo sonno a una risposta a sommo
di una tomba nascosta che ti trasporta,
e, di trasporto in trasporto, è il suono
dell’essere felice, gioia non tersa
calma nel suo fondo. E se nel suo velo
un corpo dietro un passo senza peso
vede, triste io ti domando. I cieli
sono sciupati, emersi dentro un raggio.
Nell’isola che li contiene
è una rondine felice.

Fuga di pensieri

Lorenzo Calogero

Lorenzo Calogero

 

Fuga di pensieri lontana.
Mi percuote un’onda fugace
dentro una dolcezza non vana
di ultimi pensieri non miei,
segreti neri non veri angosciosi.
Quanto ho disperso mi guarda,
mi grida o mi sgrida. Lontano
mi risveglia in un grido e mi guida
sopra una riva,
nei teneri tuoi occhi,
perduta fuori di mano.
Ho perduto ciò che non sapevo
e custodivo gelosamente, quando angeli stanchi
sulla cima mossa dormente degli alberi
fredda non odono, nel freddo velo
buio scarno che spira
nella mattina secca a ponente.
Vieti pensieri, rapidi occhi
voi passaste e viveste un’ora sola.
Un sordo brivido svapora
dai miei sentimenti
nei tenui tuoi teneri occhi
dormenti.

Figure immaginarie

Lorenzo Calogero

Lorenzo Calogero

 

Figure immaginarie
che germina l’anima
per vederle partire
in un mare di sogno.
Siamo legati alla vita
da sottilissime vene
come ad un mare pauroso
che sempre abbuisce.
Ci levighiamo colla speranza sottile
di conoscere le cose a fondo,
di traghettare sulle nostre spalle
l’ombra della nostra morte
sull’altra riva
ed essere così
immutabili ed eterni
al livello desiderato.