Qui sono io, Leopoldo Marìa Panero
figlio di padre ubriaco
e fratello di un suicida
perseguitato da uccelli e ricordi
che mi insidiano ogni mattina
nascosti in cespugli
gridando che finisca la memoria
e il ricordo divenga azzurro, e gema
pregando il niente perché muoia.
(Madrid, 1948) da Peter Pan non è che un nome (Il ponte del sale, 2011)
Vivo senza cercarti all’altezza precisa della vita; all’altezza di un volo di colomba nella verde campagna, ti trovo. Che fatica colmare le domande, le risposte del sangue! Vivo senza cercarti alla luce delle ali nascono verdi isole. Io sono! Questo esempio creato dalla fede in ciò che il petto vuole. Traduzione diGabriele Morelli
Poesia n. 293 Maggio 2014 Leopoldo Panero. Poesia dell’intimità e della riflessione a cura di Gabriele Morelli
Erano ciechi gli amanti,
sono soli
mais tombait la neige
faceva pena vederli quando da soli dicevano
di essere uniti, e piangevano,
e adoravano il nulla sull’altare dell’amore.
Quand tu seras bien vieille
scoprirai che il tempo
è l’unica certezza, brucia i volti
e incenerisce l’anima
e che alla fine soltanto l’illusione del ricordo
ti dirà che non fosti, in quel bacio, da solo.
Traduzione di Alesssandro De Francesco
La poesia della crudeltà
a cura di Alesssandro De Francesco
Fondazione Poesia Onlus 2012
A Martin Heidegger Ci sono due cose soltanto: il mio volto sfigurato e la durezza della pietra. La coscienza s’infiamma solamente quando l’essere le si oppone: ed è così che ogni conoscenza e la matrice di ogni figura è una ferita, ed immortale è solo chi piange. E la notte, madre del sapere ha la forma interminabile del pianto. Traduzione di Alesssandro De Francesco
Poesia n. 273 Luglio/Agosto 2012 Leopoldo María Panero. La poesia della crudeltà a cura di Alesssandro De Francesco
Come in una città senza nome, il mio cuore pensa e ama. Sono triste e cerco il motivo della mia tristezza. Voglio sapere perché il tuo pallore è così dolce, amica mia. Perché, come neve sul lago, il tuo sguardo è così bello. Perché ricordo i tuoi occhi se mai ti ho conosciuto. Perché ti amo se non esisti. Ricordo vagamente i giorni giovanili, quando la morte lasciava ai miei passi un’ombra felice, quando le mie lacrime avevano un sapore come di gioia, quando ben presto reclino sul vestibolo del mio dolore aspiravo la bellezza venuta chissà da dove, come un cavallo che galoppa sulla pianura silenziosa del mio cuore, e scalpita, sfuggendo alla mia mano che accarezzava il suo lieve dorso di colomba, correva non so neppure verso dove, allontanandosi ancor più dalla mia anima! Ah, chi avrebbe mai potuto, ora, ancora, in questo momento di dolore, udire il lieve sussurro di quell’avido galoppo, che risuona sulla riva del fiume, ai piedi delle tristi e grigie mura, tra i pioppi palpitanti accanto alla carezza dell’acqua! Chi avrebbe potuto, sul dorso argentato, allontanarsi per sempre da te, mia tristezza, dimenticarti per sempre, quieta e bella città, mia tristezza. Traduzione diGabriele Morelli
Poesia n. 293 Maggio 2014 Leopoldo Panero. Poesia dell’intimità e della riflessione a cura di Gabriele Morelli
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