Questa notte, dal sogno, ho preso una stella. Ma dove nasconderla quando si sfalda il sonno e l’uccello del mattino con becco d’acciaio m’incide il volto? Basso è il cielo, cade neve sui campi, si disfano nelle zolle i fiocchi come i nostri pensieri in disperse parole. Il silenzio è l’assenza di ogni rumore. Resta il battito del cuore che oscilla su sigillate fonti
Oggi non era giorno di parole, con mire di poesie o di discorsi, né c’era strada che fosse nostra. A definirci bastava solo un atto, e visto che a parole non mi salvo, parla per me, silenzio, ch’io non posso.
Dio non esiste ancora, e non so quando Almeno un suo abbozzo, del colore si affermerà Nel disegno confuso del paesaggio Di infinite generazioni su questa sfera.
Là nel cuore del mare, là ai confini dove nascono i venti, dove il sole sulle acque dorate si sofferma; là nello spazio di fonti e di verzura, d’animali mansueti e terra vergine, dove cantano uccelli naturali: amor mio, mia isola scoperta, da lontano, dalla vita naufragata, riposo sulle spiagge del tuo ventre, mentre pian piano le mani del vento, passando sopra il seno e le colline, alzano onde di fuoco in movimento.
Si prenda un poeta non stanco, Una nuvola di sogno e un fiore, Tre gocce di tristezza, un riflesso dorato, Una vena sanguinante di paura. Quando l’impasto già bolle e si ritorce Si aggiunga la luce di un corpo di donna, Da un pizzico di morte rinforzata, Che un amore di poeta è così.
Scordiamo le parole, le parole: quelle tenere, dure, capricciose, quelle dolci di miele, quelle oscene, quelle di febbre e fame, le assetate. Lasciamo che il silenzio dia senso al pulsar del mio sangue nel tuo ventre: che parola o discorso può mai dire amare nella lingua del mio seme?
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