Quando spunta la luna tacciono le campane e i sentieri sembrano impenetrabili Quando spunta la luna il mare copre la terra e il cuore diventa isola nell’infinito Nessuno mangia arance sotto la luna piena Bisogna mangiare frutta verde e gelata Quando spunta la luna dai cento volti uguali, la moneta d’argento singhiozza nel taschino.
Temo di perdere la meraviglia dei tuoi occhi di statua e la cadenza che di notte mi posa sulla guancia la rosa solitaria del respiro. Temo di essere lungo questa riva un tronco spoglio, e quel che più m’accora è non avere fiore, polpa, argilla per il verme di questa sofferenza. Se sei tu il mio tesoro seppellito, la mia croce e il mio fradicio dolore, se io sono il cane e tu il padrone mio non farmi perdere ciò che ho raggiunto e guarisci le acque del tuo fiume con foghe dell’Autunno mio impazzito.
Voglio tornare all’infanzia. E dall’infanzia all’ombra. Te ne vai, usignolo? Vattene. Voglio tornare nell’ombra. E dall’ombra al fiore. Vai via, profumo? Vattene! Voglio tornare al fiore. E dal fiore al mio cuore Te ne vai, amore? Addio! [Al mio deserto cuore!]
Vento del sud, bruno, ardente, scendi sulla mia carne e porti semi di sguardi brillanti col profumo d’aranceti. Fai arrossire la luna e singhiozzare i pioppi prigionieri, ma vieni troppo tardi! Ho già deposto la notte del mio racconto nello scaffale. Senza vento, credimi, gira, cuore; gira, cuore. Vento del nord, orso bianco del vento! Scendi sulla mia carne tremante d’aurore boreali col tuo strascico di spettri capitani e ridendo di Dante. O pulitore di stelle! Ma vieni troppo tardi. La casa dell’anima è coperta di muschio e ho perso la chiave, Senza vento, credimi, gira, cuore; gira, cuore. Brezze, gnomi e venti di nessun luogo. Zanzare della rosa di petali a piramide. Alisei filtrati fra gli alberi rudi, flauti nella burrasca lasciatemi! Il mio ricordo trascina pesanti catene e l’uccello è prigioniero quando disegna di trilli la sera. Le cose che se ne vanno non tornano piú, tutti lo sanno, e fra l’illustre moltitudine dei venti è inutile lamentarsi. Non è vero, pioppo, maestro di brezza? È inutile lamentarsi. Senza vento, credimi, gira, cuore; gira, cuore.
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio, ma non ne ho il coraggio: temo che il mio cuore mi salga alle labbra. Ecco perché parlo stupidamente e nascondo il mio cuore dietro le parole. Tratto crudelmente il mio dolore per paura che tu faccia lo stesso.