All’ombra degli ulivi come un fiore di terra rossa il ventre da Bisanzio Respiro sorseggiando senza amore del sidro non mi piace più di tanto Mi pesa addosso il giorno la mia croce La porto come un vecchio il suo ventaglio Ti ho conosciuto a Naxos dolce amore E più ti cerco più mi sei lontano
Ha stanato il granchio dopo ostinata caccia La preda è nel secchiello La osserva la sevizia Via una chela poi l’altra « Papà, perché non cammina? » (così piccolo e il cervello già in rovina…) Poi d’accordo i due compagnucci tirano ciascuno dalla propria parte finché la povera bestia non s’apre in due Osservare il cuore senza corpo palpitare nella mano Primi rudimenti di crudeltà infantile Il padre applaude alla bella prova virile Seminiamo, seminiamo… TRADUZIONI
Luce ci acceca gli occhi sibilando su rocce aspre in fila senza fine La senti mugolare sgomitando nell’urlo del meltèmi a Parikìa Sospesa tra due sogni Paros canta nel bianco scintillante delle case Leggera come cuore di farfalla sorpresa di vederci ritornare Cammino sui miei passi galleggiando ferito di ogni guerra sfido il mare Nausicaa tu sei qui di questa terra… nel tempo dell’ibisco incantatore La notte cade a pezzi veneziana Naoussa è un altro sogno un’altra tana
A V. Quando, l’orecchio sul tuo sesso, mi giungono navicelle i suoni Da dove? forse da un atollo, da un prato giovane forse da sotto i pantaloni blu di genova gettàti lì col golf sulla sedia di paglia, e gli occhi chiusi, le tende un brivido di stelle che ti scalda, mia farfalla. Ti bacio coi capelli fonte d’erba fiato e d’aria per pochi istanti interminabili sulla moquette rossa che ci sostiene il cuore accelerato ai fianchi uniti innanzi alla veranda come se sapessi come se non fosse stato mai, neppure nel pensiero, un fremito sussurro d’alga. Eccomi ancòra fuori dal tuo nome Con tutta la morte che mi resta. da LA DOCE FERITA
Plaza Mayor Beviamo un’ horchata seduti al “Negresco” mentre bambini giocano sul Palco della musica Nulla se non questo ricamo che fa nell’aria il tuo ventaglio alla notte che viene Non sono più parole forse è dell’eco d’un sogno che prosegue oltre te oltre me nel dire delle dita in questa fresca ferita che l’ombra non chiude che il vento dissigilla Poi d’improvviso planano sulle guglie della Cattedrale cicogne equilibriste tra arabeschi di pietra Guardi lontano tra te e la tua mano il blu versato in cielo dagli occhi lacrimosi fa la notte più chiara più muto il cuore E pulsa dalla gola un sangue che non giunge Persa la voce persa ogni memoria Tempo ignoto sospeso tra Segovia e La Granja Tutto ho di te Tutto mi manca da BOCCA SEGRETA
III Piove forte stanotte in via Lugano Dalla fessura tra le persiane la luce scioglie diafana la sua carne goccia a goccia La strada ormai è un fiume che dilaga rotti gli argini come un film dietro il vetro Qualche macchina arranca verso il confine l’orecchio teso a inseguire il suo rombo inghiottito dai tuoni oltre il curvone verso Agra L’ora è estrema Nè vivere né morire Più non basta dire A ognuno la sua pena Stai con altri Ed è per sempre Sto col mio niente nel freddo del letto il sangue s’è gelato sulla strada Chiudo gli occhi e sei morta T’aspetto V Ho nutrito il mio amore col digiuno la voce dentro un miele d’api nel corpo della sabbia Sei della notte come la farfalla che tace e s’addormenta sulla foglia Al centro della luce era qualcuno invisibile bruno Tu cieca lo uccidevi lui rinasceva in sogno Rapace sveglio per sempre nei tuoi occhi morti ovunque e febbrilmente piagava la tua mano Dormi Dormivi verso il confine volando senz’ali nel buio non un suono L’amore è una canzone per nessuno Il resto è cenere che su cenere spegni Fumo VI Nella casa gialla al 19 ormai non abita nessuno Il cancelletto verde è arrugginito L’aiuola nel giardino una sterpaglia Il terrazzo ha il muro sbrecciato Marce le persiane cadenti come i denti d’un soldato di ritorno dalla prigionia Ma è stata casa mia mia ogni piastrella ogni porta ogni scalino La casa per un bambino è sempre quella coi sogni i nascondigli l’odore dei fratelli Si è inaridita per il troppo vento per il poco sole Come la rosa ferita del mio amore
Il sole dritto sul capo era una spada nel mezzogiorno pigro di ouzo e sonno Carugi impolverati bimbi scalzi dagli occhi vispi forse la Bolivia Antìparos seduta sopra il mare di zaffiri giù in fondo prigioniera si crogiolava al caldo come un cuore di bianco gesso altera nella luce Più in là le chiglie ruvide di marmo cercano il vento dell’Africa le gemme È religiosa quiete tutt’attorno Ma presto latreranno i cani per la sete
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