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Congedo dell’ autunno

Eugenio de Andrade

Eugenio de Andrade

 

Avevo già udito il richiamo del tordo
accanto alle vecchie acque
del fiume o nella luce vetrata
dei lenti olivi del sud.
Pensavo allora che non poteva morire
chi tanto ha amato
il chiaro timbro delle vocali
portate dal mare – l’autunno,
lui moriva nelle fiamme
alte dei castagni,
nel sonnambulo ondeggiare
delle greggi, negli occhi delle donne
dal cuore affaticato,
simili a rami spezzati
– loro, che furono sorelle della rugiada.
Traduzione di Giulia Lanciani

Poesia n. 200 Dicembre 2005
400 poeti del 900
Poeti portoghesi




Canzone breve

Eugenio De Andrade

Eugenio De Andrade

 

Tutto mi prende la terra che mi possiede:
Il fiume d’improvviso adolescente,
La luce incespicando negli angoli,
Le sabbie ove arsi impaziente.
Tutto mi prende del medesimo triste amore
nel sapere che la vita dura poco,
E in essa pongo la speranza e il calore
Di quanta tenerezza rimane tra le dita.
Dicono che vi sono altri cieli e altre lune
E altri occhi densi di allegria,
Ma io appartengo a queste case, a queste vie,
A questo amore grondante melanconia.