Quali labbra baciaron le mie labbra e dove, e perché mai, non mi sovviene. Non so più quali braccia riposassero sotto il mio capo, sino alla mattina ma la pioggia stasera alberga spettri che sospirano e batton sui cristalli e ascoltano se giunga una risposta; e una quieta pietà muovesi in cuore per giovani obliati, che a me più non verran con un grido, a mezzanotte. Tale in inverno sta l’albero solo, né sa quali uccellini uno per uno sian svaniti, ma sente i propri rami più taciti di prima; e tale anch’io non so dir quali amori sian trascorsi; ma solo che l’estate in me ha cantato per breve tempo, ed or non canta più.
Non dà sollievo il tempo; mentivate dicendo che sarebbe stata breve la mia pena. Lo sento nella pioggia che piange, alla marea che si ritira; sciolte le vecchie nevi ad ogni picco, le foglie dell’altr’anno son fumo sui sentieri; non cosí per l’amaro della morte, che resta, opprime il cuore, abita in me. Ho paura di andare in troppi luoghi che traboccano della sua memoria. E se respiro in qualche quieta stanza ignota al passo e al volto luminoso, dico “non c’è memoria, qui, di lui” e resto frastornata a ricordarlo.
La belva che mi strazia ovunque io vada, questa passione, questa obliosa brama che mi soggioga al declinante autunno, mi lascerà, saziata, in primavera. Chiusa la piaga, sparirà la febbre, in seno il cuore scioglierà il suo nodo; prima che torni il picchio avrò scordato il tuo sguardo, mio oriente ed occidente. Ma da un simile artiglio non sarò mai più sicura, anche se amassi ancora: lungo il mio corpo, vigile nel sonno, tagliente al bacio, neve alla carezza, come una spada questa cicatrice fra me e il turbato amante resterà.
O dolce amore, dolce spina, quando da te fui punta al cuore, piano, e uccisa, per giacere nell’erba abbandonata, povera cosa fradicia di lacrime e di pioggia nel pianto della sera, dalle notturne brume al grigio giorno che disperde le nubi nella luce fra il canto de gli uccelli al nuovo sole – se avessi, dolce amore, dolce spina, pensato allora quale acuta angoscia, anche se ti compensa il giuramento, l’ora felice può lasciare in seno, non sarei corsa così pronta al cenno di chi in fondo m’amava così poco.
So quel che voglio e ho fatto la mia scelta; il mio destino non sei tu a deciderlo: che tu mi ami o no, non ha importanza, alla fine, di me rispondo io. La tua presenza, i tuoi favori, tutto ciò che m’hai dato, adesso puoi riprenderti: c’è tra la tua bellezza ed il mio cuore qualcosa che non riuscirai a confondere, nè a tradire. Vorrei che tu capissi che nel mio più segreto desiderio sogno sempre il mio bacio; ma non chiesero di bere ancora quelli che languivano nei deserti del Sud; puoi benedirmi, ma non piegarmi dopo avermi amata
Io non ti do il mio amore come fanno le altre ragazze, in uno scrigno freddo d’argento e perle, né ricco di gemme rosse e turchesi, chiuso, senza chiave;
né in un nodo, e nemmeno in un anello lavorato alla moda, con la scritta “semper fidelis”, dove si nasconde un’insidia che ottenebra il cervello.
L’Amore a mano aperta, questo solo, senza diademi, chiaro, inoffensivo: come se ti portassi in un cappello
primule smosse, o mele nella gonna, e ti chiamassi al modo dei bambini: – Guarda che cos’ho qui! – Tutto per te -.
La piu grande biblioteca online di poesie in italiano