Clery Celeste
– Questi i mondi
sconfitti dall’amore – quando ancora
si aspettava un sabato sera insieme,
una qualche resurrezione
come prima, come oltre
il fascio nervoso della porta.
Testo inedito
– Questi i mondi
sconfitti dall’amore – quando ancora
si aspettava un sabato sera insieme,
una qualche resurrezione
come prima, come oltre
il fascio nervoso della porta.
Testo inedito
Riesamino i segmenti
rigidi di noi come shanghai sul tavolino
e butto via ogni anno
come strappo i petali della margherita
“eri vero, eri falso” è un gioco
poco felice
ti faccio a pezzi dentro
prima la mano che teneva la mia
poi il petto e parto seguendo
la traccia delle vene
risalgo alla radice
il cuore non lo trovo.
Testo tratto da “La traccia delle vene” (Ed. Lietocolle – Pordenonelegge, 2014).
Sei la superficie d’acqua
si potrebbe attraversarti dritto
come l’inserzione di un ago.
Ne uscirebbe quel poco che basta,
due gocce appena, intravedere
le viscere e quello che ti si aggroviglia intorno.
Ma poi ci vorrebbe subito prontezza,
medicarti la ferita, applicarci sopra
un bel cerotto e via, togliersi i guanti
lavarsi le mani e chiudere la porta in fretta.
Clery Celeste (Forlì, 1991) da La traccia delle vene (Lieto Colle – Pordenonelegge, 2014)
Si è costantemente soli
come tronchi si sta dritti
nella metro, vasi non più
comunicanti, mutanti di altri
mondi e gli spazi piani
degli schermo illuminati.
Testo inedito
Sto così senza di te, capovolta
nello spazio concesso
alla luce. Persino i ciclamini
chiedono perdono
per essere appassiti presto
sprecando tanta acqua
lasciando solo
un forte odore.
Testo inedito
Tutto si riconduce a un cercarsi
di complementari gruppi sanguinei
tra foreste di vetro e provette
siamo uno scambio di liquidi
il nostro baciarsi è solo il gusto
di un semplice trasferirsi di fluidi
e tutto il resto non si sa da dove passi
se dal mio cuore
arriva poi al tuo
o si perde per strada, tra questo traffico
che ci opprime l’asfalto nelle ore di uscita
dalle fabbriche il cemento
e tutte le altre sostanze radioattive
come farfalle le vedo volare.
Testo tratto da “La traccia delle vene” (Ed. Lietocolle – Pordenonelegge, 2014).
Accade che siano le persone di mezzo
come una brava infermiera, un medico
e il dolore smette di farti impressione
come un catetere chiuso
e l’urina rimane a mezz’aria nel tubo
“Ho smesso di guardarli in faccia
magari ricordo i nomi”
ma finisci il lavoro
e il dramma è essere bravi
non sentire niente
stare a metà strada dal dispiacere
di curare qualcuno che conosci
ma con la distanza dei conoscenti.
Testo tratto da “La traccia delle vene” (Ed. Lietocolle – Pordenonelegge, 2014).
A un certo punto smetti
di temere certi luoghi
li attraversi senza la casa
dei ricordi, come fanno le lumache
quando sta per piovere
accolgono l’acqua sul dorso
lucide nella superficie
si mischiano ai rami
pare che nessuno le aspetti.
Testo inedito
Ci sono radici che crescono alla base
di carrozzine, gli immobili sono lì
aspettano la sera e quella tregua
dalla morte mostra il suo baccello.
Così si sono amati da vecchi
con l’imbarazzo dei pannoloni pieni
sui letti tutti uguali.
Testo tratto da “La casa di riposo” in “La traccia delle vene” (Ed. Lietocolle – Pordenonelegge, 2014).
Il mio è il panico della chiusura
dell’ipermercato, quando le cose
stabiliscono un urlo morboso
e la carne in scatola si apre
le ferite. Dormono tutti col cappio
appeso, è solo questione
di tempo.
Testo tratto da “La traccia delle vene” (Ed. Lietocolle – Pordenonelegge, 2014).