Come posso dirti?
Vieni vicino a me,
così posso dirti
un segreto.
Non voglio che senta l’aria
che tira di questi tempi,
che puzza d’invidia,
e dilaga nelle città
anonime in cui
s’annida la miseria
di chi non ha più domande.
Tra cupi portici, striati
da ombre violacee
di colonne,
occhi pieni di malizia,
curiosi e nemici,
ammiccano, prensili,
a gara, a chi più segreti
carpisce,
che mano mortale nasconde,
e seppellisce.
Colme le giare
dei vizi dell’uomo,
alla terra ritornano,
e l’argilla cotta
di cui sono fatte
restituiscono.
Come posso dirti?
Vieni vicino a me,
così posso dirti
un segreto.
Non voglio che le parole
leggere, si spandano
e si dileguino
tra mucchi di pietre
da cui, si ergono solitarie,
– antiche vestigia
di una passata gloria –
colonne in rovina,
che vuoti archi aggettanti
collegano al nulla,
come ponti franati,
tra chiese violate,
campanili muti e cattedrali
stinte dal sole, ed erose
dal salso vento.
Denso vento
che spira dal mare
di sangue, versato dal cuore
umiliato e naufrago,
alla deriva, del suo
dolore,
da quando la ragione
gli ha strappato l’anima.
Come posso dirti?
Vieni vicino a me,
così posso dirti
un segreto,
per quel che tu sei,
per tutte le volte che ti ho conosciuto,
per tutte le volte che mi hai sorpreso,
palpito di rivelazione,
minacciosa frana di ogni certezza,
che nera t’inoltri
nelle profondità del mio pensiero,
e tremenda disveli innumerevoli
sensi, grappoli carichi
di significati inauditi.
Frutti dimenticati
da un Tempo ordinato e pulito,
che pendono turgidi e traboccanti,
dai bianchi pampini
della follia.
Lussureggianti si spandono,
e nuovo senso mi donano.
Come posso dirti?
Vieni vicino a me
così posso dirti
poesia
(da Come posso dirti, Colombini Editore)