la posta aumenta. lettere su lettere per dirmi che grande scrittore che sono, e poesie, romanzi, novelle, racconti, ritratti. qualcuno chiede solo un autografo, un disegno, una parola. altri propongono una corrispondenza permanente. io leggo tutto, butto tutto, faccio i miei affari. so bene che nessuno è un”grande”scrittore. può esserlo stato, ma scrivere è un’impresa che ricomincia da capo ogni volta e tutti gli elogi, i sigari, le bottiglie di vino inviate in tuo onore non garantiscono come sarà la riga successiva, e soltanto quella conta, il passato è inutile, siede sulle ginocchia degli dei mentre i secoli svaniscono nel loro marcio celere sfarzo.
Il gatto m’ha spruzzato il computer e lo ha messo ko. così rieccomi alla mia vecchia macchina da scrivere. è più resistente. sopporta piscio di gatto, birra vino rovesciati, cenere di sigaro e sigaretta, praticamente ogni cazzo di cosa. mi ricorda me stesso. bentornata vecchia mia, dal vecchio tuo.
Mi hanno sempre irritato tutti gli anni, le ore i minuti che gli ho regalato lavorando come un mulo, mi ha fatto seriamente male alla testa, mi ha fatto male dentro, mi ha stordito e mi ha fatto diventare pazzo – non riuscivo ad accettare questi miei anni assassinati eppure i miei compagni di lavoro non davano segni di agonia, anzi molti di loro sembravano addirittura soddisfatti, e vederli così mi faceva impazzire quasi quanto quel lavoro monotono e insensato.
Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile quando Dio creò Me creò Me quando Dio creò la scimmia stava dormendo quando creò la giraffa era ubriaco quando creò i narcotici era su di giri e quando creò il suicidio era a terra
Nel mio cuore c’è un uccello azzurro che vuole uscire, ma con lui sono inflessibile, gli dico: rimani dentro, non voglio che nessuno ti veda. Nel mio cuore c’è un uccello azzurro che vuole uscire ma gli verso addosso whisky e aspiro il fumo delle sigarette e le puttane e i baristi e i commessi del droghiere non sanno che lì dentro c’è lui. Nel mio cuore c’è un uccello azzurro che vuole uscire ma io con lui sono inflessibile, gli dico: rimani giù, mi vuoi fare andar fuori di testa? vuoi mandare all’aria tutto il mio lavoro? vuoi far saltare le vendite dei miei libri in Europa? Nel mio cuore c’è un uccello azzurro che vuole uscire solo di notte qualche volta quando dormono tutti. Gli dico: lo so che ci sei, non essere triste poi lo rimetto a posto, ma lui lì dentro un pochino canta, mica l’ho fatto davvero morire, dormiamo insieme così col nostro patto segreto ed è così grazioso da far piangere un uomo, ma io non piango, e voi?
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