Non aver fretta! – mi sussurrava una segreta voce. – Non è matura l’ora dell’amore! – Ed io, incorreggibile disubbidiente, Soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto – né io stessa so il perché. Non aver fretta! – E i grappoli tintinnano – le campane di pioggia e di bronzo solare, e nelle botti il vino sogna la tempesta, si inaridiscono e si screpolano le labbra, salate da una goccia di sangue. Mistero d’amore, io non ti ho riconosciuto nello sbocciare istantaneo della primavera. Come è tangibile ciò che non sfioriamo, come il calice non bevuto inebria, come tutto è amore!
Da questo momento vivrò senza amore. Libera dal telefono e dal caso. Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio. Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio. Non pallida per la notte insonne – ma non più ardente il mio volto. Non immersa in abissi di dolore – ma non più verso il cielo in volo. Non più cattiverie – ma nemmeno gesti di apertura infinita. Non più tenebre negli occhi, ma lontano per me non s’aprirà l’orizzonte intero. Non aspetterò più, sfinita, la sera – ma l’alba non sorgerà per me. Non mi inchioderà, gelida, una parola – ma il fuoco lento non mi arderà. Non piangerò sulla crudele spalla – ma non riderò più a cuore aperto. Non morrò solo per uno sguardo – ma non vivrò realmente mai più.
Cuore nel cuore. E respiro nel respiro. Così vicino a me, tanto da non vederti. Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro. Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.
Ogni tua poesia crea come fosse l’ultima. In questo secolo in volo supersonico e saturo di stronzio, carico di terrorismo, sempre più improvvisa arriva la morte. Ogni tua parola invia come l’ultima prima della fucilazione, un grido impresso nel muro di prigione. Non hai diritto ad una menzogna, neanche fosse un piccolo bel gioco. Semplicemente non avrai il tempo di correggere da solo il tuo errore. Laconicamente e senza pietà ogni tua poesia scrivi col sangue come fosse un addio.
Cuore nel cuore. Respiro nel respiro. Così vicino a me, tanto da non vederti. Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro. Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti. Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle. Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie. Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte. La lontananza inspiravo in un sorso enorme. Premevo vento, nubi e stelle al mio petto. E nel cerchio stretto di un abbraccio ho rinchiuso l’infinito intero del mondo.
Ma viene l’attimo quando alla porta bussa il Destino con la tua stessa mano. Non puoi non aprirgli. E mette in fuga il silenzio con la voce tua. Quel che è scritto per te – con calligrafia incerta sarai tu stessa a scriverlo. Se per paura lo cancelli, cancellerai il tuo volto con il gesto tuo. Il Destino prende dimora in te. E dove potrai fuggire, tu, più lontano dalla tua pelle?
Scomodo rischio è questo in un mondo ancora tutto al maschile. Dietro a ogni angolo ti aspettano in agguato incontri vuoti. E percorri vie che ti trafiggono con sguardi curiosi. Donna sola in cammino. Essere inerme è la tua unica arma. Tu non hai mutato alcun uomo in protesi per sostenerti, in tronco d’albero per appoggiarti, in parete – per rannicchiarti al riparo. Non hai messo il piede su alcuno come su un ponte o un trampolino. Da sola hai iniziato il cammino, per incontrarlo come un tuo pari e per amarlo sinceramente. Se arriverai lontano, o infangata cadrai, o diventerai cieca per l’immensità non sai, ma sei tenace. Se anche ti annientassero per strada, il tuo stesso partire è già un punto d’arrivo. Donna sola in cammino. Eppure vai avanti. Eppure non ti fermi. Nessun uomo può essere così solo come una donna sola. Il buio davanti a te cala una porta chiusa a chiave. E non parte mai, di notte la donna sola in cammino. Ma il sole come un fabbro schiude i tuoi spazi all’alba. Tu cammini però anche nell’oscurità e non ti guardi intorno con timore. E ogni tuo passo è un pegno di fiducia verso l’uomo nero col quale a lungo ti hanno impaurita. Risuonano i passi sulla pietra. Donna sola in cammino. I passi più silenziosi e arditi sulla terra umiliata, anche lei donna sola in cammino.
Essere donna è dolore Soffri scoprendoti adulta. Soffri di essere amante. Soffri quando sei madre. Ma insostenibile è in terra il dolore di essere donna senza aver conosciuto questi dolori fino in fondo…
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