Vado all’indietro all’ombra Giù per un canale d’erba tra felci d’acqua Fino al vascone di sasso In un fondo di secoli e radici Così lontano ma poco lontano da casa Dove miste tra un bene e un altro bene Si perdono stagioni senza peso Al pasto del sole. Vado all’indietro nell’erba All’ombra tra gli alberi di porcellana Nel segreto di una famiglia. Non so se questo mi salverà. Antonio Riccardi (Parma, 1962), da Il profitto domestico (Mondadori, 1996)
Un giorno di novembre che il sole rade sul lato dell’ombra portando in luogo le cose sopra la terra, qualcuno dice dei resti di un cane trovati nel bosco di Cattabiano mangiato con furia ma non per fame. Antonio Riccardi (Parma, 1962) da Gli impianti del dovere e della guerra (Garzanti, 2004)
Le bambine rimaste molto da sole da grandi sono donne irresistibili. Così sono le sirene. Si vedono la sera a certe latitudini nuotare nell’acqua fluorescente la pelle dolce, d’incanto e sotto di rame. A volte, di giorno escono dall’acqua, restano ferme all’ombra sotto i portici e sentono rifiorire il rimpianto. Antonio Riccardi (Parma, 1962), da Aquarama e altre poesie d’amore (Garzanti, 2009)
Improvvisamente dal tuo corpo brilla la vita desiderata. Baci e un’ora quasi al buio quasi senza desideri. Il piccolo prodigio di un’ora sembra la forma di me e di te. Né giusto, né sbagliato. Né profitto né perdita a baciarti nella giungla. Ma dietro di te vedo le stelle fisse dipinte sulla volta del diorama governare la vita corretta del nostro pianeta. Antonio Riccardi (Parma, 1962), da Acquarama e altre poesie d’amore (Garzanti 2009) – consigliato da Matteo Fantuzzi
Entrando nell’erba matta tra le macchine che affiorano sentono il corpo immenso meccanico e sepolto forse di un automa. Nel sistema organico delle macchine ogni macchina è con l’altra in proporzione per numero, volume, velocità. Da sole o a gruppi o in più gruppi sono perfette quanto più perfetto è il meccanismo primo e non l’uomo a guidare i passaggi della materia prima. Sarà vero che le piante sono case, memorie senza nervi o segni di evoluzioni biologiche? E sarà vero che certi animali conoscono del mondo la semplice illusione? Antonio Riccardi (Parma, 1962), Gli impianti del dovere e della guerra (Garzanti, 2004)
Due poco più in là parlano piano di qualcuno e di certe procedure amorose non sempre così sincere. “Scommetto che lei è molto carina e adesso è a casa che lo aspetta” gli dice sfiorandosi il décolleté perché lui non ha dimentichi. “E allora perché lui è qui da solo a quest’ora di notte?”, le risponde sfiorandola senza toccare. “Forse perché il peccato per lei è solo in famiglia e non sa cosa lui vorrebbe davvero da lei” per dirgli: sono io quella che vuoi. “Forse è lui che non sa cosa vuole” le dice sfiorando il ghiaccio che lo spilla e l’orlo del bicchiere. “Invece lo sa, ma lui è fatto così e forse anche lei è fatta così”. Intanto vibrano sospese sulla festa tra le scosse dell’attesa. Antonio Riccardi (Parma, 1962), da Tormenti della cattività (Garzanti, 2018)
… cosa ho imparato dall’amore con te: la tua dedizione, la mia dedizione – eravamo presi, felici, sospesi ogni volta tremando insieme e poi improvviso imbrunire della nostra piccola fortuna con l’avviso di una guerra sotto forma di rimprovero … Antonio Riccardi (Parma, 1962), da Tormenti della cattività (Garzanti, 2018)
Considera chi siamo e cosa no. Cosa non più, diresti tu correggendomi sottovoce e cosa volevamo diventare. Speculari, pronosticavi. Adesso però considera lo strano e notevole ruolo della mano nel discorso. Sei sempre solo tu a mimare cronofasi e ferite nella nostra cronologia. Antonio Riccardi (Parma, 1962), da Tormenti della cattività (Garzanti, 2018)
Chiedimi conto di quanta felicità ci porti in salvo ad ogni estate, che per noi soli è un’ora lenta senza risveglio e senza nome senza fatica. AntonioRiccardi (Parma, 1962) da Il profitto domestico (Mondadori, 1996)
Anno dopo anno il formichiere muore lottando col giaguaro. Da lontano non diresti la verità di tanta combustione. Un abbraccio o un passo figurato invece, o l’incontro con l’angelo. Se però vai lì lo vedi e lo sai. Uno artiglia l’altro che lo morde qal muso. Si tengono in tensione e quasi vibrano uno dell’altro fissati a un punto della vita uguale dal primo minuto. Giaguaro e formichiere imprigionati nella perfetta luce di una sola azione selvatica, senza sangue né scelta. Ferocia con ferocia e attorno nella siepe tra la stipa delle fate i fiori sanno solo il loro bene. Antonio Riccardi (Parma, 1962),Acquarama e altre poesie d’amore(Garzanti, 2009)
La piu grande biblioteca online di poesie in italiano