Sto ferma ferma ferma per essere anche altrove. È questa la mia idea di mitezza – tende a mettere a fuoco per vedere anche sott’acqua in un perenne battesimo perché se stai fermo fermo fermo sprofondi nel senso della terra e si fa acqua il gesto – fusione del creato – potenza di passaggio verso lo stato aeriforme una volta dichiarato che possiamo volare soltanto se disposti a smettere di camminare.
Allora guardami io sto non è solo scrivere faccio ciò che dico sto ti do la mia pelle sono una donna giusta nel mio stare ho incollato il passato leggo il dolore alle foglie anche il tuo è autunno. Tratto da “Sto – poesie per stare“
Anche quando pare che la trama trovi il suo comporsi tra gli intrecci, i pieni e i vuoti e tutto sembra andare per il meglio nel conforto ragionevole del velo, aldilà della durata che nulla può uguagliare per potenza e mutamento, con gli occhi lanciati oltre il raggio delle braccia nel perimetro dei volti allineati nell’ascolto delle note per come ce le aspettiamo che illude la comprensione e impedisce lo stupore siamo – infatti – del tutto impreparati all’incontro. Tratto da “Sto – poesie per stare”
Mentre aspetti che tornino. Mostrami la curva della schiena mentre aspetti. Mostrami l’attesa delle unghie. Sei preoccupato? Non calpestare l’ombra del ciliegio selvatico. Ascolta il richiamo del cuculo. Ascolta la vibrazione dell’aria più alta. Una parte del creato è in arrivo. Tutto andrà bene. I piedi per camminare, le parole per stare. Le ali per tornare. Anche quest’anno ci diranno come sta il mondo. Tratto da “Sto – poesie per stare”
Nell’aria fitto è il pulviscolo, stabile visibili dentro un raggio di luce le particelle esibiscono il loro moto ordinato e perpetuo, per pochi istanti. Solo un leggero spostamento d’aria e il movimento impercettibile diventa tumulto disordinato. Attenzione all’alchimista al telaio nel divenire circolare della spirale (al neon) guida la mano nell’occhio del ciclone, ubbidendo alla regola armonica della successione numerica per raccontare il passaggio dall’ostinazione del vortice al tempo fermo del centro. (a Mario Merz)
Il confine insegna a stare fermi e non gli importa della tua natura ma anche a lei non importa di lui come due innamorati che fanno finta di non amarsi – tengono la posizione. Qui è un arte diffusa, popolare nonostante l’intimità cagionevole e guerresca vesta la velocità dell’acqua ferma con le tovaglie ricamate dell’altare. Tratto da “Sto – poesie per stare”
L’attesa durò tutta la notte e tutto il giorno e tutte le notti e tutti i giorni finché la notte divenne giorno e il giorno notte e tutto si invertì e ci fu un momento in cui tutto sembrò difficile da accettare ma poi anche il difficile divenne facile e così via e via così… Tratto da “Sto – poesie per stare”
Sto ferma ferma ferma per essere anche altrove. E’ questa la mia idea di mitezza – tende a mettere a fuoco per vedere anche sott’acqua in un perenne battesimo perché se stai fermo fermo fermo sprofondi nel senso della terra e si fa acqua il gesto – fusione del creato – potenza di passaggio verso lo stato aeriforme una volta dichiarato che possiamo volare soltanto se disposti a smettere di camminare. Tratto da “Sto – poesie per stare”
Come un cane capovolto la gola rivolta all’aria armata inerme così i tuoi ginocchi ficcati in bocca, i denti arrotano le rotule alla fine del prato alla fine degli occhi e degli orecchi di quel contare gli alberi e di ogni albero tutti i rami e di tutti i rami tutte le foglie ogni venatura una strada per le dita per lasciare la lingua andare alla linfa. Tratto da “Sto – poesie per stare”
Alla fine dell’incoscienza non c’è la rete consapevole del tuo pensiero ma il significato di un nome e se quel nome è tuo tua è la vita. Antonella Bukovaz (Cividale del Friuli, 1963), da al Limite (Le Lettere, 2011)
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