Alexandros Panagulis
Voci soffocate
occhi torbidi
pugni chiusi
Niente luce
Vestiti di ferite
-vecchie e nuove-
e caricati con le ferite dei morti
andiamo avanti
Dedicata agli studenti e agli operai morti
Nella prima battaglia di Atene
Avanti i morti
Portabandiera senza fine della Lotta
e dopo di noi
Ansiosi di innalzare gli stendardi
Come andavano girando nel passato
i poeti
e come declamavano le loro verità
verità vestite di belle parole
dai racconti battezzate
così andavo girando anch’io
in luoghi sconosciuti
ma belli al pari dei nostri
e volevo credere che
non voltavo le spalle al mondo
Istante non resta per riflettere
Giorno e notte
costruisco la Risurrezione
Costruisco abbattendo
Che tristezza per coloro che accettarono
Di essere gli ingranaggi di una macchina
Credendo che fosse la loro voce
I monotoni rumori della macchina
Che orrore quando vedo
mani senza testa muovere la macchina
con movimenti ritmici, gli stessi,
che una voce di altri comanda
Che inaudito schifo
osservare occhi e bocca
di chi per conto di altri parla e guarda
anche loro ingranaggi della macchina
Che odio infinito
per chi uccide con mani altrui
quando con carne costruisce ingranaggi
scavando una fossa per la vita
Che amore, culto, ammirazione
verso coloro che si battono sempre
perché scoprano voce gli ingranaggi
e nella vita trovino uno scopo
Sempre senza pensare
Senza una propria opinione
una volta gridando osanna
e l’altra al contrario
con foga crocifiggetelo ora
C’erano schiavi un tempo
Oggetti di carne
Animali con due piedi
che nascevano e morivano
servendo bestie con due piedi
Sì
c’erano schiavi un tempo
che in vita
li teneva la speranza
della Libertà
Anni e anni sono passati
e adesso
quegli schiavi non esistono più
Ma è nato
un nuovo genere di schiavi
Schiavi pagati
Schiavi saziati
Schiavi che ridono
Schiavi che vogliono
Rimanere schiavi
Questo è il Progresso!
Vuoto
Il terrore incerto vi si lancia
Silenzio per un poco
Grida lo affogano
Luce in nessun posto