Ora la notte è violenza e arsenico. E viola non è lutto ma il livido che marchia il cielo, l’oscura cicatrice che scava il sangue – il tatuaggio, l’urto. Ora la notte non è detta, la vita non è data, non è mai venuta – ora la fitta, la stretta ci danno un varco, la nostra meta vera, la ferita Alessandro Bellasio (Milano, 1986), da Nel tempo e nell’urto(Lieto Colle – Pordenonlegge)
Frantumata e ripida – la notte… Tu non arretri, non fasci l’emorragia di questo freddo. Sei una domanda che il destino inchioda un respiro che la vita asciuga una sillaba nel vortice. Batte sulla pietra l’artiglio del silenzio – batte dove il tempo manca e i luoghi sono strappi, figure originarie di caduta. Adesso tu sai: tornerai carponi alla tua creta, alle tue felci immobili, a quell’impasto di radici e chiodi dove il sangue è niente e il niente vento strapiombo urto Alessandro Bellasio
(Milano, 1986), da Nel tempo e nell’urto(LietoColle – Pordenonelegge, 2017)
io sono la luce stretta la stella sanguinata sopra gli inseguiti la valle e il tumulo, la tempia e il fusto sono la veglia rotta nelle mani l’arbusto, la meditazione io sono il torace, il torso l’aria io sono la montagna: qui di me non ho che il vento la corsa disperata in questa vita la gabbia tersa il vetro la tenaglia con l’urto che li fece i vivi la parabola la polvere il peso e l’incendio in ognuno per sempre la luce spezzata dentro il coro il precipizio dove ho sanguinato questo Alessandro Bellasio (Milano, 1986), da Nel tempo e nell’urto (Lietocolle-Pordenonelegge.it, 2017)
Non vi sarà parola, nome, data vita che non sarà scontata – tutto è scritto, per sempre, su questo referto senza verità – polvere nelle vene vento nelle mani anni di nessuno – un’ora insanguinata che ci conosce e chiama, dentro noi, cancellando il tempo. Attraverseremo ancora una volta vivi questo sparo, questo sangue imprigionato nel nodo di un’arteria nel soffio divorato di un respiro, ce ne andremo soli, controluce, nel luogo disabitato nel nudo feroce – un silenzio precedente che ci appartiene. Alessandro Bellasio
(Milano, 1986), daNel tempo e nell’urto(LietoColle – Pordenonelegge, 2017)
Resterà sulla schiena il bagliore del sale, il graffio un vento la fibra morsa dal contatto, la furia l’attrito un filo arso di pensiero il rebbio ossidato di questa veglia il maglio l’ulna lapidata l’alta rupe che a ciascuno fu il suo esistere Alessandro Bellasio
(Milano, 1986),daNel tempo e nell’urto(LietoColle – Pordenonelegge, 2017)
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