Alejandra Pizarnik
viaggiatrice dal cuore d’uccello nero
tua è la solitudine a mezzanotte
tuoi gli animali saggi che popolano il tuo sogno
nell’attesa della parola antica
tuo è l’amore ed il suo suono a vento spezzato
viaggiatrice dal cuore d’uccello nero
tua è la solitudine a mezzanotte
tuoi gli animali saggi che popolano il tuo sogno
nell’attesa della parola antica
tuo è l’amore ed il suo suono a vento spezzato
gli occhi
dicono la verità
occhi che si aprono
tirano via il superfluo:
occhi
non parole
occhi
non promesse;
lavoro con i miei occhi
costruendo
riparando
ricostruendo
qualcosa di simile ad uno sguardo umano
ad una poesia d’uomo
ad un canto lontano del bosco
I naufraghi dietro l’ombra
abbracciarono quella che si suicidò
con il silenzio del suo sangue
la notte bevve vino
e ballò nuda tra le ossa della nebbia
Il silenzio
io mi unisco al silenzio
io mi sono unita al silenzio
e mi lascio fare
e mi lascio bere
e mi lascio dire.
Il silenzio è luce
il canto sapiente dell’infelicità
emana un tempo primitivo:
io cercavo la pietra e non il pane
un inno innocente e non le maledizioni,
la conoscenza dei miei nomi
per dimenticarli e dimenticarmi;
però quello che non cercai è l’esilio
e neppure mi raccontai bugie
non adorai il sole
ma non mi aspettavo questa luce nera
al filo del mezzogiorno
La mano dell’innamorata del vento
accarezza il volto dell’assente.
L’allucinata con la sua “valigia di pelle d’uccello”
fugge da se stessa con un coltello nella memoria.
Quella che fu divorata dallo specchio
entra in un baule di ceneri
e tranquillizza le bestie della dimenticanza.
A Enrique Molina
Il cacciatore insegue da tempo le orme
del più puro ermellino, ma per quante reti
gli tenda, il nobile animale le evita furbo
e tanto più lieto saltella per la campagna.
Ma una spina lo scalfisce e si forma
una chiazza di sangue che lava
nella chiara fonte vicina ed ecco ora
arriva furtivo il nemico a freddare l’animo.
l’immagine dell’amore
rende come abisso termini empi;
non piangerai per l’eternità
se non per un bimbo che piange
tra nere rocce
– il coro degli affogati –
tempestosa certezza di malinconia;
io soltanto guardo il nostro re invariabile
come nostro ardente immutabile
ed un bimbo smette di respirare,
ed una nave affonda
io guardo il cielo
io ascolto il silenzio taciuto
La sua musica mi porta
ad una scogliera con un uccello
che gioca a sentirsi cantare.
La sua musica mi illumina nella pioggia
per dove andiamo io ed una gabbia vuota.