Cerca un Oriente che lava la luce e annuncia: non sei dove sei ma dove non sei, non nel sonno ma nell’insonnia, fa’ che il sonno dorma, l’insonnia sia insonne, che ciò che non sei distrugga ciò che sei, distruggi ciò che sei per costruire ciò che sei, e per iniziare: sii il dado sii il lancio dei dadi. Adonis(Qassabīn,1930), daSingolare in forma di plurale(Guanda, 2014)
Prego che tu ti spenga nei tuoi resti ho pregato che tu non veda il giorno e non ti svegli – la tua notte non abbiamo conosciuto nel tuo buio non navigammo ho pregato oh fenice che cessi la magia che in fuoco e in cenere sia il nostro incontro ho pregato ci porti alla follia
Il posto della testa non è la testa, ma l’ombelico spesso è tra le gambe, a volte l’inverno se ne va, ma il gelo rimane, viene la primavera ma non i fiori, a volte l’autunno è a settembre e l’estate a maggio, dalla polvere s’innalza il ponte del sole, dalla pioggia vengono le radici del fango. Adonis (Qassabīn,1930), da Singolare in forma di plurale (Guanda, 2014)
L’esodo si è concluso e il cammino è una roccia innamorata. Seppelliamo il giorno assassinato ci avvolgiamo nei venti della sventura ma domani scuoteremo i tronchi delle palme domani laveremo l’esile dio col sangue della folgore tenderemo fili sottili tra le nostre palpebre e il cammino. Adonis (Al-Qassabin – Siria, 1930), I canti di Mihyar il Damasceno (Mondadori, 2017)
Tra l’eco e la voce vi sono due poeti il primo, l’eloquente, è simile a una luna spezzata, il secondo, il taciturno, è simile a un bimbo che si addormenta ogni notte tra le braccia di un vulcano.
Sogno dentro la mia mano un tizzone sull’ala d’aria d’uccello giunto d’avventuroso punto la fiamma odoro – Cartagine dei tempi la donna scorgo nella fiamma nave divenne il suo canto si dice; vi scorgo una donna – vittima del destino. Sogno che il petto tutto è un tizzone il suo incenso mi abbranca e mi accompagna verso Ba’albek Ba’albek è scannata, lì si dice un uccello la testa ha perso alla sua morte si disse, in nome del suo mattino in nome di una nuova sorte, si incendia della sua messe il sole e l’orizzonte.
Cammino e dietro di me camminano le stelle verso il domani delle stelle l’enigma, la morte, quel che fiorisce e la fatica sfinisce i passi fanno sangue di me esangue sono cammino non iniziato non vi è giacimento a vista – cammino verso me stesso e verso tutto ciò che viene cammino e dietro di me camminano le stelle.
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