Passaggio dell’anno

Carlos Drummond de Andrade

Carlos Drummond de Andrade

 

L’ultimo giorno dell’anno
non è l’ultimo giorno del tempo.
Altri giorni verranno
e nuove cosce e ventri ti comunicheranno il calore della vita.
Bacerai bocche, strapperai carte
farai viaggi e tante feste
di compleanno, laurea, promozione, gloria, dolce morte
con corale e sinfonia
che il tempo ne sarà stracolmo e non sentirai il clamore
le grida irreparabili
del lupo, nella solitudine

L’ultimo giorno del tempo
non è l’ultimo giorno di tutto.
Rimane sempre una frangia di vita
dove si siedono due uomini.
Un uomo e il suo contrario
una donna ed il suo piede
un corpo e la sua memoria
un occhio e il suo bagliore
una voce e la sua eco
e chissà se anche Dio…

Ricevi con semplicità questo regalo del caso.
Hai meritato di vivere un anno ancora.
Vorresti vivere per sempre e seccare il fondo dei secoli.
Tuo padre è morto, tuo nonno anche.
Dentro te molto è già spirato, altro spia la morte
ma sei vivo. Ancora una volta sei vivo
e col bicchiere in mano
aspetti l’albeggiare

La scusa di ubriacarsi
la scusa del ballo e del grido
la scusa della palla colorata
la scusa di kant e della poesia
tutto questo… e niente risolve

Sorge l’alba d’un nuovo anno.
Le cose sono pulite, ordinate.
Il corpo logoro si rinnova in schiuma.
Tutti i sensi allerta funzionano.
La bocca sta mangiando vita.
La bocca è ostruita di vita.
La vita scorre dalla bocca
imbratta le mani, il marciapiedi.
La vita è grassa, oleosa, mortale, surrettizia

Cura e traduzione di Massimiliano Damaggio