o mia città vedo le porte gli archi che un tempo limitavano il tuo cauto intrecciarsi di case strade parchi oggi spezzarti come una frontiera o come una catena di pontili congiungere le tue zone più vili ai box del centro dove grandi banche rivali o consociate in busta chiusa dan vita o .morte in crediti d’usura legate col cordone ombelicale del capitale. e in loro trasformate e quelle in queste ritmica simbiosi le sedi razionali dell’industria con l’asino alla mola e i nuovi impianti la rapida salita – la .. discesa più rapida – la sedia dei trent’anni intorno curve, schiene di negozi la Galleria col tronco fatto a croce in fondo oltre la Scala la gran piazza Cavour congestionata la questura . la pietra dall’Angelicum trapassi violenti e luminosi in via Manzoni il tufo è ancora base ai grattacieli? da LOTTE SECONDARIE
Egoismo, chiavica: tramuti l’uomo in topo. Ecco perché soffro senza pace, senza che la mente aiuti: è che tu meno amandomi, io pago lo spossessamento, come un taglio o caduta di capelli miei miei, folti, belli. E tu invece, staccandoti da me, in cui t’impersonavi e t’incarnavi, ricuperi completamente te. Giancarlo Majorino (Milano, 1928), da Sirena (Guanda, 1976)
luna più della luna in cielo stava sull’intero ma poco guardata poco in postazione cellule tuttora silenziose dove con fluiscono si flettono e si abbandonano sinergie svaganti e sì riprendono macchie interne o vichi foreste o avi bestia ma la potenza dello spazio tempato ha la meglio, crèdimi credètemi luna più della luna in cielo stava non ci si può togliere da un piangere, non ci si può togliere da un piangere da un ridere e i lumi si smagriscono, si spengono è la città indiretta dove accucciati sleali si vestono e andiamo luna più della luna in cielo stava e sull’intero ma poco mirata poco e non era bello ma era necessario lasciare l’ìo lo sbriciolato incerottato coi cerotti a pezzi allontanarsi dalle fiammelle grette e volare a sogno volare introiettando bassi bassi il cemento, remoto il confine dell’erba
le vere fiamme, quelle dei corpi trattenuti il vento ostile proviene da oscurità immense sleali insieme – si sono coalizzate le massicce forze dell’epoca accelerativamente adesso, con inarrestabili (pare) autarchiche autoconnesse mosse mortuarie anche si tratta di rirendere cruciale la poesia
Ma c’era qualcuno, in quella folla di giovani vibratili e prefiguranti la nuova brughiera, così usciti dall’ ossessione d’eros, belle e belli, uniti nel volere e nel recitare la Rivoluzione, ce è triste scriverlo, c’era qualcuno, io, che sbirciava cosce seni labbra, pare incredibile
Gagliardi conti la tua mania tessendo Penelope cui non torna Ulisse detto Nessuno rubandoti alla ditta contabile di sé sparecchiato continua lungo elenco di cifre dopocena allegra e circondati come siamo di figli non nati nell’inquieta cucina certe inutili poppe che hai senza i figlioli i fagioli per giocare con la morte a tombola ugualmente utili che hai nel letto mi ricordo che cantavano certe sirene dal visino aguzzo che finivano in triangolo laggiù e trentadue incisivi ora mentre giri il fianco con i fori delle iniezioni. da EQUILIBRIO IN PEZZI
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