Sopra le case e la vita nebbia grigia lieve con le foglie a venire degli alberi nei miei occhi aspettavo l’estate più di tutto dell’estate amavo la polvere la bianca calda polvere insetti e rane vi morivano soffocati se non cadeva la pioggia per settimane un prato e piume viola sul prato crescono gli uccelli il collo dei pozzi il vento stende sotto una sega chiodi puntuti e smussati chiudono porte montano grate tutt’attorno sulle finestre così si edificano gli anni così si edifica la morte
Sono tornati i monti della primavera ma ormai non assomigliano più a nulla in fondo al lago non c’è altro che melma vengono uomini dietro di loro non c’è nulla guardano si avvicinano e fanno ritorno a loro stessi le città lentamente strangolano i loro gracili giardini squarciano il corpo dei paesaggi le strade un uccello prova ancora a sollevarsi risuona qualche parola qualche campana d’allarme e cadono le pietre
Ti aspettavo in fondo alla strada nella pioggia andavo a capo chino ti vedevo lo stesso ma non riuscivo a sfiorarti la mano Ti aspettavo su una panchina le ombre degli alberi cadevano sulla ghiaia fresca come anche la tua ombra mentre ti avvicinavi Ti aspettavo una volta di notte sul monte crepitavano i rami quando li hai scostati dal tuo viso e mi hai detto che non potevi restare Ti aspettavo a riva con l’orecchio incollato a terra sentivo il tonfo dei tuoi passi sulla sabbia morbida poi si fece silenzio Ti aspettavo quando arrivavano i treni lontani e le persone tornavano tutte a casa mi hai fatto un cenno da un finestrino il treno non si è fermato