Si deve cadere e non si può scegliere dove Ma c’è una forma del vento nei capelli, una pausa del colpo, un certo angolo del braccio che possiamo piegare mentre cadiamo È soltanto l’estremo di un segno, la punta impreveduta di un pensiero Ma basta ad evitare il fondo avaro di alcune mani e la miseria azzurra di un Dio deserto Si tratta di piegare un po’ di più una virgola in un testo che non possiamo correggere
Penso che in questo momento forse nessuno pensa a me nell’universo, che solo io mi penso, e se morissi ora, nessuno, neppure io, mi penserebbe. E qui inizia l’abisso, come quando mi addormento. Sono il mio sostegno e me lo tolgo. Contribuisco a rivestire tutto di assenza. Sarà per questo che pensare ad un uomo assomiglia a salvarlo
Talvolta dimentico l’amore, come dimentico la mia mano Solo loro possono prendere il mondo e mettermelo davanti perché possa toccarlo, ma non mi ricordano il suo compito
Cercare una cosa è sempre incontrarne un’altra. Così, per trovare qualcosa, bisogna cercare quello che non è. Cercare l’uccello per incontrare la rosa, cercare l’amore per trovare l’esilio, cercare il nulla per scoprire un uomo, tornare indietro per andare avanti. La chiave del cammino, più che nelle sue biforcazioni, il suo incerto inizio o il suo dubbio finale, è nel caustico umore del suo doppio senso. Si arriva sempre, ma da un’altra parte. Tutto passa. Però al contrario.
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