XVI

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Con quali pietre quale sangue e quale ferro
con quale fuoco siamo fatti
mentre sembriamo solo nuvola
e ci lapidano e ci chiamano
sognatori
come viviamo giorno e notte
solo Dio lo sa.

Tu

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Di te hanno sentito parlare le onde,
Come carezzi, come baci,
Come sussurri il “cosa” e il “sì”
Tutt’intorno alla gola, alla baia,
Sempre noi la luce e l’ombra
Sempre tu la piccola stella e sempre io l’oscuro natante
Sempre tu il porto e io il faro di destra
Il molo bagnato e il bagliore sopra i remi
In alto nella casa con i rampicanti
Le rose intrecciate, l’acqua che si fa fredda
Sempre tu la statua di pietra e sempre io l’ombra che cresce
Tu l’imposta accostata, io il vento che la apre.

Tanto mi accese

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Tanto mi accese la febbre di morte
che il mio bagliore si rifranse nel sole.
E ora m’invia alla perfetta sintassi della pietra e dell’aria.
Dunque, quello che cercavo, sono.
Estate di lino, cauto autunno
Impercettibile inverno
La vita paga l’obolo della foglia d’olivo
E nella notte degli insensati con un piccolo grillo
di nuovo decreta la legalità dell’Imprevisto

Ode a Santorini

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Sei emersa dalle viscere del tuono
Rabbrividendo fra le pentite nuvole
Pietra amara, provata, imperiosa
Hai chiesto come primo testimone il sole
Per incontrare insieme il rischioso splendore
Per aprirti con un’eco trionfante al mare aperto.

Nel blu di Iulita

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Anche in un frammento di Briseide e in una conchiglia dell’Euripo.
È quel che intendo. Deve avere avuto una fame selvaggia di bonaccia agosto
Per volere il meltèmi; così da lasciare un po’ di sale nelle ciglia
E nel cielo un blu il cui nome benaugurante sentirai tra molti altri
Ma nel profondo è il blu di Iulita
Quasi preceduto dal passaggio del respiro di un bimbo
Se tanto nitide si stagliano le montagne di fronte
E una voce di antica colomba fende l’onda e si perde

Marina delle rocce

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Hai un sapore di tempesta sulle labbra – Ma dove vagavi
Tutto il giorno nel duro sogno della pietra e del mare
Vento da aquile ha spogliato i colli
Ha spogliato fino all’osso il tuo desiderio
E le pupille dei tuoi occhi hanno accolto il segnale della Chimera
Rigando di schiuma il ricordo!
Dov’è la consueta erta del breve settembre
Nella rossa terra dove giocavi guardando in basso
I profondi faveti delle altre fanciulle
Gli angoli dove le tue compagne lasciavano bracciate di rosmarino

Età del glauco ricordo

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Oliveti e vigne lontano fino al mare
Rosse barche da pesca più lontano fino al ricordo
Elitre dorate d’agosto nel sonno meridiano
Con alghe o conchiglie. E quella barca
Appena varata, verde, che nella pace delle acque del golfo ancora
legge «Dio provvede »

Elena

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Con la prima goccia di pioggia fu uccisa l’estate
Si bagnarono le parole che avevano dato lo splendore alle stelle
Tutte le parole che avevano
Te come unica meta!
Dove stenderemo le nostre mani ora che il tempo ci ignora
Dove poseremo i nostri occhi ora che le linee lontane naufragarono nelle nuvole
Ora che le tue palpebre si chiusero sui nostri paesaggi
E come fossimo invasi dalla nebbia
Siamo soli soli accerchiati dalle tue immagini morte.

Corpo dell’Estate

Odysseas Elytis

Odysseas Elytis

 

Ne è passato di tempo da che s’udì l’ultima pioggia
sopra i ramarri e le formiche.
Ora il cielo arde a perdita d’occhio
i frutti si dipingono la bocca,
i pori della terra si aprono piano piano
e accanto all’acqua che stilla sillabando
una poderosa pianta guarda negli occhi il sole !