Tutto era già in cammino. Da allora a qui. Tutto il tempo, luminoso, sfiorava le labbra. Tutti i respiri si riunivano nella collana. Le ombre di Lambrate chiusero la porta. Tutta la stanza, assorta, diventò il primo battito. Il nero dei tuoi capelli contro il giallo dell’ultimo raggio. Da allora a qui. Era il primo giorno dell’estate. Il silenzio ci riempiva la fronte. Tutto era già in cammino, da allora, tutto era qui, unico e perduto, nostro e remoto, ardente. Tutto chiedeva di essere atteso, di tornare nel suo vero nome. da Tema dell’addio (2005)
La finestra è rimasta come prima. Il freddo ripete quell’essenza idiota di roccia proprio mentre tremano le lettere di ogni parola. Con un mezzo sorriso indichi una via d’uscita, una scala qualunque. Nemmeno adesso hai simboli per chi muore. Ti parlavo del mare, ma il mare è pochi metri quadrati, un trapano, appena fuori. Era anche, per noi, l’intuito di una figlia che respira nei primi attimi di una cosa. Carta per dire brodo e riso, mesi per dire cuscino. Gli azzurri mi chiamano congelato in una stella fissa. da Distante un padre (1989)
Sei tu, non c’è dubbio, riconosco l’attacco delle tue risposte quando venivi interrogato e le finestre del Gonzaga mostravano un cortile immenso e tutto, fuori, assomigliava al silenzio degli olmi scendeva un voto dalla tonaca nera e tu eri salvo riapparivano le nostre pure voci e tu eri sommerso di voci e si formava un’occulta melodia e c’erano già i numeri sulla maglia, i numeri giusti per ciascuno, e si avvicinava, con il suo sorriso vivente, il volto della partita. Milo De Angelis (Milano, 1951), da Incontri e agguati (Mondadori, 2015)
Questa morte è un’officina ci lavoro da anni e anni conosco i pezzi buoni e quelli deboli, i giorni propizi, la virtù di applicarsi minuto per minuto e quella di sostare, sostare e attendere una soluzione nuova per il guasto. Vieni, amico mio, ti faccio vedere, ti racconto. Milo De Angelis (Milano, 1951), da Incontri e agguati (Mondadori, 2015)
Quando su un volto desiderato si scorge il segno di troppe stagioni e una vena troppo scura si prolunga nella stanza, quando le incisioni della vita giungono in folla e il sangue rallenta dentro i polsi che abbiamo stretto fino all’alba, allora non è solo lì che la grande corrente si ferma, allora è notte, è notte su ogni volto che abbiamo amato. Milo De Angelis (Milano, 1951), Tema dell’addio (Mondadori, 2005)
Ho saputo, amica mia, che sei stata in un limite. Anch’io negli intervalli di una sola e grande morte dormivo tra i casolari dove si raccolgono d’inverno con la parola disunita e il fitto delle idee: entrava un profumo di uva passa e la neve dell’incontro ha percepito la mia notte nella tua. da Quell’andarsene nel buio dei cortili (2010)
In noi giungerà l’universo, quel silenzio frontale dove eravamo già stati
Ora c’è la disadorna e si compiono gli anni, a manciate, con ingegno di forbici e una boria che accosta al gas la bocca dura fino alla sua spina dove crede oppure i morti arrancano verso un campo che ha la testa cava e le miriadi si gettano nel battesimo per un soffio. da Millimetri (1983)
Non puoi immaginare, amico mio, quante cose restano nascoste in una fine, non puoi capire il pietrame triturato che diventa la tua vita eppure era bella, lo ricordo, era quella che il vigore cosmico chiedeva, una giovinezza di frutteti, l’arte suprema che mia madre augurava. Milo De Angelis
(Milano, 1951), daIncontri e agguati (Mondadori, 2015)
La coperta, la sua forza, mentre crescevamo O gli occhi che ieri furono ciechi, oggi tuoi, ieri l’inseparabile. Le fiale, il riso in bianco diventano l’unico mondo senza simbolo. Materia che fu soltanto materia, nulla che fu soltanto materia. Vegliare, non vegliare, poesia, cobalto, padre, nulla, pioppi. da Terra del viso (1985)
Che strano sorriso vive per esserci e non per avere ragione in questa piazza chi confida e chi consola di colpo tacciono è giugno, in pieno sole, l’abbraccio nasce non domani, subito il pomeriggio, i riflessi sui tavoli del ristorante non danno spiegazioni vicino alle unghie rosse coincidono le frasi questa è la carezza che dimentica e dedica mentre guarda dentro la tazzina le gocce rimaste e pensa al tempo e alla sua unica parola d’amore: “adesso”. Milo De Angelis (Milano, 1951), da Somiglianze (Mondadori, 2015) – consigliato da Carmen Gallo
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