Oltre la pagina / la poesia alle elementari

Maurizio Cucchi

Maurizio Cucchi

 

La poesia ha parole pesanti
che in queste strane pagine
sembrano mobili e leggere.
Viaggiano quasi imprendibili,
cangianti, e disorientano
la nostra vecchia mente di carta.
Chissà se in questa luccicante
casa in affitto
troveranno dimora stabile,
amica, e dunque vita
che si rinnova autentica.
Credo di sì, perché la poesia
chiede di spargersi e andare
lieve e piana nel mondo,
che forse non lo sa
però la sta aspettando.
Maurizio Cucchi (Milano, 1945), da Come una nave (L’Arca Felice, 2008)

non trattare i bambini da bambini

Maurizio Cucchi

Maurizio Cucchi

 

Non trattare i bambini da bambini:
tratta i bambini come noi.
Sono esserini teneri e indiscreti,
non innocenti angeli, concreti
folletti misteriosi, lievi e crudeli,
sensibili e fedeli, sempre disposti
al riso, al grido, al pianto.
Il loro tempo è veloce, rapinoso,
sono sereni e ombrosi, minuziosi,
non hanno disciplina, né ipocrita censura.
Sono come li vedi, sono natura.
Per un secolo o un secondo, Mondadori, Milano,2003

ma cos’è Malaspina?

Maurizio Cucchi

Maurizio Cucchi

 

Ma cos’è Malaspina? Una voce,
una strana parola, il laghetto
che passava fresco nella stanza buia,
per il ristoro verde di una gita area.
Lo rivedo adesso nel gelo, nel bianco
totale, in un estremo paesaggio ghiacciato,
siberiano, alla fantasia, che si compiace
di un’escursione che il tempo ha già ibernato.
Malaspina, Mondadori, Milano, 2013

l’aria d’intorno

Maurizio Cucchi

Maurizio Cucchi

 

L’aria d’intorno chissà come
placata, e frizzante e la gente
a spasso sospesa, aerea,
lentissima, vacante
e indifferente a un traguardo,
all’azione, al profitto, ma
più vaga nel giorno, nel chiaro
mattino di luce e parte
persuasa infine del tutto diffuso,
in aperta adesione e armonia,
nel presente assoluto, animato
dalla pace normale dell’esserci
senza conflitti o sfide, senza
miserabile calcolo, ma
nella pace e nella più normale
armonia discreta dell’esserci.
Malaspina, Mondadori, Milano, 2013

Indugiare nella quiete dei paesetti

Maurizio Cucchi

Maurizio Cucchi

 

Indugiare nella quiete dei paesetti,
divorati con gli occhi dai finestrini;
identici i biglietti, le divise, certe panchine.
(Di fatto, lo spazio era ben poco. Un buco, il fosso, sotto
il balcone.)
Esplora. Nebbia, canali, cascinali.
File di pioppi umidi, marcite. Pavia;
la Pianura Padana vista come terra straniera.
Il vagabondaggio, i brividi. Fantasie, forse;
quasi eroismi di primo mattino. Qui spicca, salta fuori
dalle ombre, goffa figura appesantita: mangia,
assorbe, assorbe…
Maurizio Cucchi, (Milano 1945), da Il disperso, (Guanda 1994)

Il principio

Maurizio Cucchi

Maurizio Cucchi

 

Ô mon bien souverain, cher corps, je n’ai que toi!
P. Valery
Qui non è più il cervello
che detta legge.
Mi sono organizzato ormai
diversamente.
“La testa” dici “mi duole”.
“La mia testa” ripeti smorfiando.
…: e già ti vedo in pezzi senza scampo
gli attrezzi qua e là.
“Il corpo” dici “il mio corpo”.
…: e già ti vedo suddiviso analizzato
e già ti scopro dissociante.
In sosta, però, medito:
mi potrei buttare incontrollato.
Esisto ancora un po’, dubbioso; eccomi
dunque. Ecco, tra panico e frenesia,
vedo!
Come una forma tonda e come un coso sopra.
La lingua? Taccio.
Vedo due forme tonde.
É inutile! Non resisto…
Sono là sopra…
Maurizio Cucchi (Milano, 1945), da Il disperso (Mondadori, 1976)