Vorrei ricondurre tutto, ora, alla nobile pulizia dei gesti, delle parole e dei silenzi, dei saluti, e delle confessioni, tra noi, senza più sprechi, né equivoci o falsi pudori, senza la noia delle circostanze o la sfiducia desolata nelle cose – Vite pulviscolari, Mondadori, Milano, 2009
Poesia non è che un momento di suspense, collegamento temerario tra la vita e la morte. E la vita – chi non lo sa? è congiunzione amorosa. – Versi giovanili (1965-70), ora in Poesie (1965-2000), Oscar Mondadori, Milano, 2001
Perché tutto sia chiaro, quel che segue sono io, il mio diario, la mia autobiografia. Io, cioè un personaggio, un’identità fittizia: Rutebeuf, Malone, Prufrock o quel che resta di Icio, nato e vissuto sei anni, al Cairo. – Per un secolo o un secondo, Mondadori, Milano,2003
La poesia ha parole pesanti che in queste strane pagine sembrano mobili e leggere. Viaggiano quasi imprendibili, cangianti, e disorientano la nostra vecchia mente di carta. Chissà se in questa luccicante casa in affitto troveranno dimora stabile, amica, e dunque vita che si rinnova autentica. Credo di sì, perché la poesia chiede di spargersi e andare lieve e piana nel mondo, che forse non lo sa però la sta aspettando. Maurizio Cucchi (Milano, 1945), da Come una nave (L’Arca Felice, 2008)
Non trattare i bambini da bambini: tratta i bambini come noi. Sono esserini teneri e indiscreti, non innocenti angeli, concreti folletti misteriosi, lievi e crudeli, sensibili e fedeli, sempre disposti al riso, al grido, al pianto. Il loro tempo è veloce, rapinoso, sono sereni e ombrosi, minuziosi, non hanno disciplina, né ipocrita censura. Sono come li vedi, sono natura. – Per un secolo o un secondo, Mondadori, Milano,2003
Ma cos’è Malaspina? Una voce, una strana parola, il laghetto che passava fresco nella stanza buia, per il ristoro verde di una gita area. Lo rivedo adesso nel gelo, nel bianco totale, in un estremo paesaggio ghiacciato, siberiano, alla fantasia, che si compiace di un’escursione che il tempo ha già ibernato. – Malaspina, Mondadori, Milano, 2013
L’aria d’intorno chissà come placata, e frizzante e la gente a spasso sospesa, aerea, lentissima, vacante e indifferente a un traguardo, all’azione, al profitto, ma più vaga nel giorno, nel chiaro mattino di luce e parte persuasa infine del tutto diffuso, in aperta adesione e armonia, nel presente assoluto, animato dalla pace normale dell’esserci senza conflitti o sfide, senza miserabile calcolo, ma nella pace e nella più normale armonia discreta dell’esserci. – Malaspina, Mondadori, Milano, 2013
Indugiare nella quiete dei paesetti, divorati con gli occhi dai finestrini; identici i biglietti, le divise, certe panchine. (Di fatto, lo spazio era ben poco. Un buco, il fosso, sotto il balcone.) Esplora. Nebbia, canali, cascinali. File di pioppi umidi, marcite. Pavia; la Pianura Padana vista come terra straniera. Il vagabondaggio, i brividi. Fantasie, forse; quasi eroismi di primo mattino. Qui spicca, salta fuori dalle ombre, goffa figura appesantita: mangia, assorbe, assorbe… Maurizio Cucchi, (Milano 1945), da Il disperso, (Guanda 1994)
Ô mon bien souverain, cher corps, je n’ai que toi! P. Valery Qui non è più il cervello che detta legge. Mi sono organizzato ormai diversamente. “La testa” dici “mi duole”. “La mia testa” ripeti smorfiando. …: e già ti vedo in pezzi senza scampo gli attrezzi qua e là. “Il corpo” dici “il mio corpo”. …: e già ti vedo suddiviso analizzato e già ti scopro dissociante. In sosta, però, medito: mi potrei buttare incontrollato. Esisto ancora un po’, dubbioso; eccomi dunque. Ecco, tra panico e frenesia, vedo! Come una forma tonda e come un coso sopra. La lingua? Taccio. Vedo due forme tonde. É inutile! Non resisto… Sono là sopra… Maurizio Cucchi (Milano, 1945), da Il disperso (Mondadori, 1976)
Ho imparato a esprimere gli umori – anche gli umori forti –senza camuffarli. senza infingimenti. Mi godo brevi soste felici di sospensione e improvvisa adesione. Mi oriento verso un mondo più affabile e poroso. – Malaspina, Mondadori, Milano, 2013
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