Marina Cvetaeva
Ditemi: come va con l’altra?
Meglio? meno grane? – Mano ai remi! –
Vana linea costiera s’assottiglia,
scompare la memoria estrema
Ditemi: come va con l’altra?
Meglio? meno grane? – Mano ai remi! –
Vana linea costiera s’assottiglia,
scompare la memoria estrema
Le cose dei poveri. Forse la stuoia
è una cosa? Ed è una cosa – quest’asse?
Le cose dei poveri – pelle e ossa,
tutta carne, soltanto angoscia.
Grido delle stazioni: resta!
delle sale d’aspetto: oh, compassione!
grido delle stazioni secondarie:
non è l’esclamazione
di Dante:
“lasciate ogni speranza”?
E grido delle locomotive.
Con il ferro squassa
e col rombo di un’onda oceanica.
Agli sportelli delle casse
credevi che commerciassero in spazi?
In mari e terreferme?
Nella più viva delle carni:
carne siamo – non anime!
Labbra – non rose!
Via da noi? – No, su di noi
le ruote trasportano gli amati!
Alla tale e alla tal’altra velocità all’ora.
Sportelli delle casse.
Ossicini d’una passione da giocatori.
Ha ragione quel qualcuno di noi
che disse: l’amore è uno scorticatoio!
“- La vita è rotaie! Non piangere!”
Massicciate – massicciate – massicciate…
(Negli occhi di questi ronzini
i proprietari guardano malvolentieri).
“Senza fosso e senza cucitura
non c’è felicità. – Con questo l’ho comprato,”
quella sarta aveva ragione.
Al che, dopo un silenzio: “Ci sono le traversine.”