Un attimo uno solo…

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Un attimo uno solo -assoluto
in cima al campanile- luce
di sofferenza intelligente
che tace nell’occhio del mattino
senza scissure fraintendimenti
si guarda e non si riconosce,
il dio imperfetto, la grande amnesia.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)

tailleur in prova

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Che ne sapeva della figlia monatta
del tragitto obbligato montando i pezzi
facendo combaciare cuciture -testadura
ostinata tutta la vita concentrata
a stanare ogni minimo difetto:
l’orlo sfasato la spallina che cadeva male-
provando e riprovando davanti allo specchio
tra un vaevieni di porte aperte di musica di vento;
di lana, ben cucito, quel tailleur
gliel’ho fatto indossare l’otto marzo del duemilasette:
le forbici e il ditale accanto la radiolina
per farle compagnia tra detriti e dettagli
nel pozzo della sordità .
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)

(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)

Sentivo ogni giorno…

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Sentivo ogni giorno un indice destro
digitarmi ma non riuscii a decifrare
il tocco a spirale che accese
la dialettica dell’onda e del veliero
le ombre degli alberi contro il cielo di notte.
Fu sete guerra nucleo radioattivo
passando come un rumore d’acqua persa
tra gli strati di buio e di chiarore
la forma oscura che mi dorme accanto
-ferita mai riscattata dalla storia. Un virus
risalì i circuiti cancellò la schermata.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)

scrittura disobbediente

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Nella campagna a cotone e tabacco
del cinquanta risuonò
lo zoccolo di mulo di una scrittura
disobbediente la lumaca perse
il suo tracciato la gazza fu serpente
tra i segni della grammatica sconnessa
rigurgiti d’acqua affondamenti
-gebbia lippusa
dove vacilla il piede a sette anni.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)

opacità. grado zero…

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Opacità grado zero
tra il nero della lava e il pergolato
ridotta a verso -sommersa dai dettagli-
persa nel folto di altre vite
mentre tentavo il riconoscimento
omessa traslata -sono colpevole,
sì, sono colpevole– madre della radice,
orecchino di luce, addio.
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)

Nel mondo delle epoche

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Nel mondo delle epoche echeggiavano risate
vibrazioni come tuoni tempeste in lontananza
erano invece i parlanti -guerre epidemie campi
minati e campi di sterminio- avremmo voluto
soffrire per quelli, portare un qualche aiuto
-Spartaco a Roma è crocifisso- eravamo
ciechi e resistenti: grumo afasico e incolore
che non volendo era.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)

man-d-orlo

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Dalla cima alle radici
dell’albero dei nomi: il mandorlo
si spezzò in man e orlo -orlo di vita
scucito e ricucito ogni mattina-
la d balbettando volò via.
Taci, trattieni il respiro, sorellina,
l’ora delle parole dormienti
si fa vicina, vicina.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)

Luglio 1920

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Entriamo all’alba nella zona interdetta
-rosa che chiama rosso di sentenza-
lingua che preme ai bordi del taciuto
cercando il senso della lettera
forzando l’opacità della radice
fino al fotogramma di una voce
che ancora non sa la ruota dentata
il nero di cingolati sul selciato.
La buia enclave, il pulsare della dualità
-qui la depose- nel precipizio di luce
tra manganelli e acetilene.
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)

lettera a un amante morto

Maria Attanasio

Maria Attanasio

 

Amore mio -pagina scritta anemico testo di poesia-
ci provo a dirti come stanno le cose. Che stanno malissimo.
Nostro figlio a dieci anni ricoverato nel reparto incurabili,
e l’amico tuo -il filosofo del pensiero forte-
promuove filosofie in televendita.
Una scrittura disobbediente devia fiumi e petroliere
scavando crepe tra gli zigomi e il mento
omologando ai mercati la torre di Babele.
E umani rottamati a fini produttivi.
Ogni tanto di notte sento un fiotto di grida che proviene dal mare
-un clandestino mi dico sta annegando-
tappo finestre e tivù mi chiudo ermetica tra i segni
aspettando che si faccia giorno, ma sogno martelli
coltelli da cucina punteruoli in questa veglia sbieca di morenti.
Un’ultima cosa, risibile se vuoi,
i negativi delle foto li ho persi nel trasloco,
e non li ho più trovati intelletto e verità.
Esposte a scarpe chiodate al gelo dei mattoni
le nostre figure di passione.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)