Senza preavviso la tua voce mi risuona di colpo lenta lenta – guardavo ferma la fuga delle mattonelle? attendevo un bus? un pane dal fornaio?-. proprio allora, proprio lei piano rinasce la tua voce, sottovoce, nota a nota non intera, sillabe affettuose come cura interminabile per un attimo mi sana, terapia buona mollica per il cervello. da “Oggetti” (canto per Ustica)
Ah ecco allora. È così che funziona. Perché i fidanzati almeno si lasciano. Allora piangono sui lavandini dei bagni camminano fino a perdersi si lamentano ai telefoni non mangiano più nulla mangiano cioccolata vengono coccolati. Non noi, noi no, che eravamo solo amici solo non ci siamo più sentiti non hai telefonato non hai più risposto quando ho chiesto “come stai?” e tutte quelle cose non le posso fare non mi posso lamentare non mi puoi mancare neanche posso farmi consolare. Neanche a Natale. Scalza. Lavoro al computer. Scrivo parole. Ho scarpe senza suole.
Come mi piaceva se avevo quindici o trent’anni senza tutte le storie vere tue e mie se tutte quelle poesie è a me che le scrivevi. Allora avrei potuto forse curarti tutti quei lontano attraversare piano quei vivere dubbiosi e alcuni, almeno, sospesi del morire così come le ragazze invece ne io sapevo fare.
Pareti ghiacciate spesse come inverni con pazienza chiedono di essere sbrinate. E’ il tempo. Così operazioni quotidiane si snocciolano tra le mani con ironia della sorte in urgenti ineluttabili metafore da canzonetta o poco più. Mi applico con calma attendo il tempo giusto. Userò una spatola che non ferisca un recipiente per accogliere ciò che è troppo una spugna comprensiva asciugando e riasciugando le acque. Si producono questi resti a far disciogliere ghiacci vecchi. da “Altri ambienti”
Nello spazio stretto fra un sandalo divelto e la parola estate si consuma piano la mancanza e lenta si avverte l’assenza e si precipita nel mondo sospeso delle vite perse con i loro pettinini, pastiglie, spazzolini così poco adatti all’occasione eppure così appropriati nei loro necessaire per la vacanza. Questi siamo noi, colti nel nudo della nostra vita questi erano loro impreparati. da “Oggetti” (canto per Ustica)
Come sai “Ho messo la testa a posto ma non ricordo in quale posto” Ho messo la testa a posto (osto osto) ma il corpo resta qui con me in giro per il mondo a coccolarmi dopo che mi sono, appunto, detestata (stata stata). Non bisogna detestarsi (arsi, arsi). Concordo. E dunque se tolgo la testa dal posto e torno a mandarla in giro col corpo sarà nel suo contesto (testo con testo). E dunque attesto che il corpo con testa contesta contesta. (la frase tra virgolette proviene da un scritta su un muro) da “Langue”
Pomodori radici foglie compone il pensiero e tenue lo tiene al concreto lavorare la terra. Pulisco una foglia da un piccolo insetto dimentico presto la fretta coltivo non vista il mio tempo Allora sento scorrere la lentezza Respiro. – Poesie verdi –
Noi non eroi non ministri né santi ci accontentiamo di cose che si possono acquistare per sopire un sospetto di vuoto e solitudine nelle nostre vite abituali. Prodotti di mercato. Oggetti. Merci normali. Questi sono i nostri resti. Eppure è negli oggetti che ti cerco e ancora e in ciò che è stato tuo riaffiori in tepore. Restano loro a me come se potessero reggere il mondo. da “Oggetti” (canto per Ustica)
Scaffale a giorno su misura componibile adattabile ai momenti di solitudine. Brulica di pensieri smodati in edizione economica e brossura. Disponibile anche in metallo per risuonare il mezzogiorno e non dimenticare di mangiare. Tappeto in lana per scivolare dal divano. Antimacchia durevole, resistente con motivi suonati a mano. Disponibile anche in altri pensieri per baci nuovi lusinghieri. Cassettiera stile libero con alone senza bicchiere completa, corredata di affetti personali e scrittoio a scomparsa per guerre senza parole colme di effetti collaterali. Causa trasloco cedesi prezzi trattabili. da “Mobili”
Mi hanno insegnato a scuola l’albero. Si estende. Con le braccia accoglie . Ho imparato quasi solo la città come albero si dipana contraddice se stessa trattiene, raccoglie estranea non accoglie. – Poesie verdi –
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