Sono molte le civette che non sanno altri canti oltre le proprie strida. Li conosciamo, tu ed io, gli impostori che rendono onore solo a un più grande impostore, e portano al mercato la propria testa in un cesto per venderla al primo che passa. Conosciamo il pigmeo che insulta l’uomo del cielo. E sappiamo cosa dice la mala erba della quercia e del cedro. So dello spaventapasseri: le sue sporche e lacere vesti si agitano sul grano e al vento sonoro. So del ragno senz’ali: è per gli esseri alati che intreccia la rete. Conosco gli abili suonatori di corno e di tamburo, che nel loro frastuono non sentono l’allodola né il vento di Levante nella foresta. Conosco quelli che remano contro ogni corrente senza trovare mai la sorgente, e percorrono tutti i fiumi senza osare mai avventurarsi nel mare.
Il silenzio è pena; ma nel silenzio le cose prendono forma, e noi dobbiamo aspettare e vegliare. In noi, nel nostro intimo segreto, si trova l’elemento consapevole che vede e sente ciò che noi non vediamo nè sentiamo. Tutte le nostre percezioni, tutte le azioni da noi compiute, tutto ciò che siamo oggi, un tempo dimoravamo in quei recessi silenziosi e coscienti, sala del tesoro dell’anima. Siamo più di quel che pensiam. Siamo più di quel che sappiamo. Ciò che è più di quel che pensiamo e sappiamo vive in continuo anelito e ci accresce mentre noi non facciamo nulla – o così crediamo. Ma essere coscienti di quel che si svolge nel nostro intimo significa contribuire al suo svolgersi. Quando il subconscio diventa coscienza, i semi del nostro io immerso nell’inverno diventano fiori, e la vita silenziosa che è in noi canta in tutta la sua potenza.
Non lascio che neanche un singolo fantasma del ricordo svanisca con le nuvole, ed è la mia perenne consapevolezza del passato che causa a volte il mio dolore. ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore, non scambierei i dolori del mio cuore con le gioie del mondo intero.
Lacrima per lavarmi il cuore e illuminarmi sui segreti della vita e sulle cose nascoste. Sorriso per avvicinarmi ai figli dei miei simili; sorriso come segno della gloria che rendo agli dèi.
Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia. La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo.
L’amore non dà nulla fuorché sé stesso e non coglie nulla se non da sé stesso. L’amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto poiché l’amore basta a all’amore.
Uno sguardo che rivela il tormento interiore aggiunge bellezza al volto, per quanta tragedia e pena riveli, mentre il volto che non esprime, nel silenzio, misteri nascosti non è bello, nonostante la simmetria dei lineamenti. Il calice non attrae le labbra se non traluce il colore del vino attraverso la trasparenza del cristallo.
Ti amo fratello, chiunque tu sia, sia che tu t’inchini nella tua chiesa, o t’inginocchi nel tuo tempio, o preghi nella tua moschea. Tu ed io siamo figli di una sola fede, giacchè le diverse vie della religione, non sono che le dita dell’amorevole mano di un solo Essere Supremo, una mano tesa verso tutti, che offre a tutti l’interezza dello Spirito, ansiosa di accogliere tutti.
Dammi il supremo coraggio dell’amore, questa è la mia preghiera: di agire, di soffrire, di lasciare tutte le cose o di essere lasciato solo. Temperami con incarichi rischiosi, onorami con il dolore, e aiutami a rialzarmi ogni volta che cadrò. Dammi la suprema certezza nell’amore, questa è la mia preghiera, la certezza che appartiene alla vita nella morte, alla vittoria nella sconfitta, alla potenza nascosta nella più fragile bellezza, a quella dignità nel dolore, che accetta l’offesa ma disdegna di ripagarla con l’offesa. Dammi la forza di Amare sempre e ad ogni costo.