Sono così non ho tempo per i rimpianti gioco con i destini, mi annoio facilmente prometto e non mantengo. Inutile cambiarmi: La certezza mi è estranea per l’imbarazzo dell’amore per l’immaginazione perché sono devota solo all’indolenza. Imprevedibili i miei appuntamenti sono una fuga prima del tempo un sole che non basta una notte che mai si schiude sono impetuosi sussulti tra la sete e il dissetarsi. Sono così, un silenzio per raccogliermi, un lento terrore per disperdermi, un silenzio e un terrore per curare una crudele memoria non c’è luce che possa guidarmi: Possiedo solo i miei peccati.
Femmina e maschio fui concepita all’ombra della luna ma Adamo fu sacrificato alla mia nascita, immolato ai mercenari della notte. E per colmare il vuoto della mia altra essenza mia madre mi ha lavato con acqua torbida e mi ha portato sul pendio di ogni montagna consegnandomi al rombo delle domande. Mi ha consacrato all’Eva della vertigine e mi ha impastato con il buio e la luce perché fossi donna-centro e donna-lancia gloriosa e trapassata angelo dei piaceri senza nome.
Nella Follia Catturare il firmamento e lambire le nubi Prendere in prestito la bufera Lasciandomi alle spalle le lacrime zampillanti Lacrime zampillanti E me ne andrò. Non inseguire l’equilibrio Non soffocare le grida Danzare sull’acqua Dirigendomi verso l’altra sponda Libera o schiava Non importa! Guadare il fiume. Quando verrà il momento farfalla notturna Deporre la dolcezza che ormai mi ha annoiata Deporre l’abito imbizzarrito invano E dare fuoco al passato Per ritornare liscia come la terra vista da lontano E girare da sola Intorno alla luna. Ridere e le mie risate non saranno tristi Non volere, camminare Accarezzare la strada Conversare tutta la notte con il selciato Fare sgorgare la poesia dalle pietruzze Il cielo piangerà e non mi preoccuperò Il vento consumerà il mio cuore ustionato dall’amore. Quando verrà il momento alba senza rugiada mi mostrerò con il viso rabbuiato e seppellirò i miei visi sereni diffonderò le ombra sul mio essere le farò gocciolare come il dolce miele punto dopo punto bacio dopo bacio affinché riemerge sulla superficie del fiume quella donna che ho serbato in me.
Diceva che l’amore assomiglia al gioco E che lei perde sempre Diceva che era una brutta abitudine Che non si azzardava a curare. Diceva di temere la luce Nonostante avesse sacrificato molte notti Si accontentava della sua solitudine Non curava le amicizie Ma cadeva dalla sua nube Ogni volta che la pioggia la conduceva a terra. Diceva che la sua gioventù era invano Di essere dolce suo malgrado Ma poi si mostrava crudele Perché la tenerezza è come l’amore Una brutta abitudine Ed anche quel silenzio Di cui non potrà mai fare a meno. Diceva di essere una donna lassa Inadatta al sonno Ma dormiva per diventare un embrione E sprofondare negli abissi, una donna esaurita Svuotata ogni giorno dai suoi vizi Ma che non voleva guarire. Diceva di essere una perdente di natura Perdente per meritare la vittoria Diceva infine che la vita è una brutta abitudine Dalla quale forse non guarirà Con un po’ di determinazione E molto oblio.
Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine il silenzio diventa frutto e il sonno tempesta si socchiudono porte proibite e l’acqua impara a soffrire.
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