Hasan Atiya Al-Nassar
I veleni della città d’occidente
mi inseguono.
La ragazza del Sud ritorna
con i suoi abiti agresti.
Là un cuore annega
nellla nebbia d’Oriente.
gli si accostano velieri che non salperanno più,
vestiti di stracci.
I veleni della città d’occidente
mi inseguono.
La ragazza del Sud ritorna
con i suoi abiti agresti.
Là un cuore annega
nellla nebbia d’Oriente.
gli si accostano velieri che non salperanno più,
vestiti di stracci.
Il filo argentato ha superato
l’età nella testa
ha portato città, fiumi, villaggi, acque secche
dormono sotto la testa.
E tutto è così
tra le città belle e le città distrutte
Ho sognato
per esser patria tua e mia
ma tu hai trovato città senza terra
piantagioni senza contadino
ma io sogno per esser terra e terreno
nei miei sogni e tuoi sogni
anni sono passati nella mia testa
filo di argento
tu sei il mio bel campo
perché
ho chiuso gli occhi per vederti
nella malinconia lieta.
Ho chiuso gli occhi per non
veder contadini nudi senza terra.
Ho chiuso gli occhi per non vedere
i pescatori quando non cantano l’acqua
quante volte ho chiuso gli occhi per non vedere
una palma sotto la quale dormono
i pastori feriti senza stanchezza
io sono stanco senza stanchezza
io sono estraneo con le donne che
mi hanno amato
sono estraneo
sono estraneo con me stesso
estraneo se sogno
estraneo se mi sveglio
il cielo vasto
la terra senza confini
tu sei il cielo senza terra, e le tue
stelle sono d’argento
e il filo argentato cresce ancora nella mia testa
straniero è nella terra felice
ma quante volte ho chiuso i miei occhi per vederti vicino
ma tu sei tu
io son io
fili di argento per i miei capelli
e nessuno mi vede
questo per me resta
Mi hai abbandonato.
Mi hai lasciato nel bosco,
sono spaventato
sui rami morti.
Sono rami vivi.
Nel tuo nome ho gridato tanto,
ho urlato.
Ho portato addosso satana ardente di noia.
Nell’inizio partivo lontano dal momento,
come fosse un anno.
Nell’inizio avevo arrestato il bosco
perché era in forma di fuoco,
ma con l’anima di un fiore.
Da più di cinquant’anni
continuo a cercare di un bosco..
Non vorrei dormire,
non voglio dormire
perché ho paura dei miei sogni.
Vorrei fuggire dal mio corpo,
ché nel mio corpo c’è guerra senza inizio,
dei miei anni assetati.
Sto cercando una foresta.
La voglio foresta ma senza confini.
Vedo i tuoi rami spogliati in attesa.
Vedo i tuoi occhi, signora della cura,
e l’inverno
che urlano in me,
foresta casentina.
Vedo che le palme sono curve,
come fango del tuo viso,
come la tua rovina,
come la tua foresta.
Un’altra volta come uomo perduto
sto tornando verso te.
L’alba è rimasta annegata, di alberi tenebrosi
e fuochi densi.
Sorgente di vapore, specchi luminosi
volano.
La tua camicia trasparente
come l’acqua, come aria desertica
ti chiederanno nuda sull’ultima pagina
del giornale
o nei solchi profondi
quelli che hanno scritto i nostri nomi palesemente.
Tu fuggi solo negli incroci stradali,
chiudi la porta del cuore, le finestre nel mio viso.
Ti vedo triste sul marciapiede,
tu stai andando verso il vetro della città,
stai cercando con i piccoli, erba e polvere.
Tu fuggi veloce come una stella.
Diventerai secca con la nebbia.
I tuoi sogni verdi hanno scordato la primavera.
Forse i boschi di fuoco sono rimasti divorati.
Tu fuggi sola
per leggere un quaderno di poesia.
L’ha scritta un poeta sconosciuto.
Il fiume si traveste verso di te,
arrivato dall’oriente, pietrificato nel dolore.
Il fiume brilla con la bellezza del tuo viso.
Ai tuoi occhi lupeschi la notte protesta.
Una fanciulla viene dalle coste dell’acqua
e dal mare delle ceneri delle città che
non sorridono.
I suoi occhi timidezze
oppure una camicia grigia.
Ma acqua, mare, sale,
le spiagge protestano.
Tu fuggi nella tenda dei treni tranquilli.
Dice la guardia serale,
la città chiuderà le porte,
ma quando verrà Chiara,
come galleggerà in questo mare tenebroso?
Dicono le donne anziane,
Chiara non passa lontano dalla costa,
perché lei,
pace nella terra
e guerra con se stessa.
I suoi confini
vicini, senza
confini.
Si accosta, si scosta.
I suoi pesci volatili scompaiono
perché Chiara non ha fari nella notte.
I suoi occhi come regni di silenzio,
i suoi occhi due primavere senza autunno.
Non so se le lacrime conoscano i tuoi occhi,
la tranquillità, pace,
silenzio.
Tu sei la mia riva
che mi getta nel mare un’altra volta,
sei canto che non ha paese,
sei nebbia triste sui calici dei poeti.
Ha scritto il poeta,
se Chiara non sorride
io tornerò con la mia valigia
a paesi antichi
paese mio,
verso sabbie
soffocate dal buio
verso il buio che copre il nostro viso
e la nostra erba
verso la camicia grigia
verso il sale del mare che dipinge la terra.
Verso uno scirocco che ferisce
erbe, foglie
e si stende
verso i fiori del male.
All’esilio,
all’Iraq,
al mio ritorno;
o mai.
A Chiara, che sorgerà dalla finestra
della mia casa povera
che non sorride,
se lei non sorride.
Io ritornerò, ma dove?
La notte atterra tenebrosa,
gli occhi del lupo galleggiano
nel buio.
La notte ferma senza protestare,
io lascio i tuoi occhi lupeschi
soli.
Rovina al Nord
Rovina al Sud:
è la Morte che entra
segretamente
nelle vesti del desiderio,
è l’ombra che cresce
ribelle…
Il regno dei morti
si muove verso una valle
luminosa,
così la Rivolta
si affratella alla Virtù
e la povertà al bastone.
Adesso è arrivata
la quiete
ad uccidere il sogno
dei giorni affamati;
era l’ultimo
battito che gridava
nel sangue
(Voglio una Patria, voglio
un albero sotto al quale
possano distendersi gli
uomini randagi).
Sparirà il corpo dal suo desiderio
Sparirà dalla sua smania
Fuggirà il mare dalla sua spiaggia
Fuggirà dal suo arenile
Svanirà la palma dal suo tronco
Svanirà dalle sue radici
Scompariranno i ritornati dal Paradiso
L’ubriaco fuggirà dal suo ultimo bicchiere
La parola fuggirà dal suo Libro Sacro
Fuggirà dal suo Corano
L’amore era ingannato e l’innamorato sparirà
Fuggirà l’assassino perché non ha una vittima
Gli amanti spariranno perché non c’era amore
Scompariranno gli alberi dal loro giardino
Le rovine si dissolveranno perché non avranno più la terra
Il poeta senza parole fuggirà
Senza femminilità le donne spariranno
Dentro questi corpi c’è un cuore che se sarà isolato morirà.
Verrà da me il silenzio:
il silenzio che entra nelle vesti dei morti.
L’istante era povero
(abbandonato e ferito)
ed i nostri cieli stranieri.
Fuggiremo alla ricerca della
Rivoluzione,
ha gridato il vento,
e i nostri ultimi giorni
hanno urlato, feriti.