Lattiginosa d’alba nasce sulle colline, balbettanti parole ancora infantili, la prima luce. La terra, con la sua faccia madida di sudore, apre assonnati occhi d’acqua alla notte che sbianca. (Gli uccelli sono sempre i primi pensieri del mondo).
Sono donne che sanno così bene il mare che all’arietta che fanno a te accanto al passare senti sulla tua pelle fresco aprirsi di vele e alle labbra d’arselle deliziose querele.
Non uccidete il mare, la libellula, il vento. Non soffocate il lamento (il canto!) del lamantino. Il galagone, il pino: anche di questo è fatto l’uomo. E chi per profitto vile fulmina un pesce, un fiume, non fatelo cavaliere del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore. Dove sparendo la foresta e l’aria verde, chi resta sospira nel sempre più vasto paese guasto: Come potrebbe tornare a essere bella, scomparso l’uomo, la terra»
Nell’aria di settembre (aria d’innocenza sul chiareggiato colle) sopra le zolle ruvide mi sono care le case a colori grezzi del tuo paese natale. Scherzano battendo l’ale candide sui tetti a fiore giunti, le colombelle nuove. Mentre commuove dei voli l’aria il giro tondo, nel cielo ai tocchi festevoli delle campane è il lindore dei tuoi virginei occhi.
Amore mio, nei vapori d’un bar all’alba, amore mio che inverno lungo e che brivido attenderti! Qua dove il marmo nel sangue è gelo, e sa di rinfresco anche l’occhio, ora nell’ermo rumore oltre la brina io quale tram odo, che apre e richiude in eterno le deserte sue porte?… Amore, io ho fermo il polso: e se il bicchiere entro il fragore sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse di tali ruote un’eco. Ma tu, amore, non dormi, ora che in vece la tua già il sole sgorga, non dirmi che da quelle porte qui, col tuo passo, già attendo la morte.
Atque in perpetuum, frater… Quanto inverno, quanta neve ho attraversato, Piero, per venirti a trovare. Cosa mi ha accolto? Il gelo della tua morte, e tutta tutta quella neve bianca di febbraio – il nero della tua fossa. Ho anch’io detto le mie preghiere di rito. Ma solo, Piero, per dirti addio e addio per sempre, io che in te avevo il solo e vero amico, fratello mio.
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