Sono venuto qui a guardare gli alberi anche se è buio. Vedo come si incurva la terra e posso raggiungerla dove l’erba falciata sbianca. Sono i miei pensieri più antichi i rami nel buio, la terra guardata. Gian Mario Villalta (Visinale di Pasiano, 1959), da Vanità della mente (Mondadori, 2011)
Sono libri difficili, pagine oscure, ma non vuoi che ti basti vivere con il pasto che aspetta coperto da un piatto dopo la scuola, un futuro migliore di speranze non tue. Viene luce più tardi. Il cielo rimena macerie. L’erba è bianca. Tu non capisci tutto ma sei sicuro che capiscono te le parole che qualcuno ha scritto e ti immagini la sua vita, con quei pensieri, la pianura dove la città di ferro si eleva intorno al borgo, luce che piove amara, uno lo ferma per strada vicino all’erba, ai cassoni, parlano di queste cose. Gian Mario Villalta (Visinale di Pasiano, 1959), inedito
Gli occhi, certo, di più di tutto quando offrono e prendono sguardo, quando del loro colore ti vestono. Di tutti i sensi il vedere ha più festa. Ma hanno le mani riconoscenza per quello che immensamente vorrebbero prendere e sempre perdono in ogni carezza. Gian Mario Villalta (Pordenone, 1959) da Vedere al buio (Luca Sossella Editore, 2007)
Di questa sola immensità degli occhi non ho potuto dire: mi portava come un’acqua grande quando cade. Di questa me stesso che fuori accade, molto lontano dai nervi e dalle dita, non ho saputo parlare. Gian Mario Villalta (Visinale, 1959),Vanità della mente(Mondadori, 2011)
Poi veniva il lavoro fino: l’incisione tra la polpa e la pelle. Se era perfetta, scuoiarlo era come sfilare un calzino. Che eri bravo si capiva dalle giunture pulite, senza intaccare i tendini. All’inizio, però, togliendolo dalla gabbia, non dovevi guar darlo – solo afferrarlo bene, calare il fendente a mano nuda dietro le orecchie. Non era tanto il fremito, dopo il colpo, quando entrava nella morte con una scossa che risaliva il braccio fino alla spalla. Era l’attimo prima quando la potenza degli arti si umiliava, quel cedere, la testa rilassata, come se già sapesse. Gian Mario Villalta (Visinale, 1959), da La vanità della mente (Mondadori, 2011)
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