Sta di fatto che nemmeno un bambino stava giocando sulla spiaggia quando il fronte del temporale si staccò dalla linea più lontana e cominciò a venire avanti rapidamente. Prima correndo sul filo dell’acqua solleva due pesanti ali e si nasconde in silenzio dietro banchi di nuvole, e gettata all’improvviso una luce, come di stella cometa, ci viene incontro. Allora è tardi per rimandare le spiegazioni a un’altra volta. Guardo una mistica frana di castelli in aria. Giampiero Neri(Erba, 1927), daL’aspetto occidentale del vestito (Guanda,1976)
Si era fermata all’imbocco della lanca, sul fiume, una biscia nera, con il capo eretto fuori dall’acqua. Voleva arrivare in fondo alla lanca, dov’erano i suoi interessi. A mezza strada si frapponeva un pescatore con una lunga canna che a occhio poteva coprire in larghezza quel braccio di fiume. Si doveva o no forzare il blocco? La biscia alla fine si era decisa e aveva iniziato la sua corsa lungo l’argine opposto del canale. Avvicinandosi aveva aumentato la velocità fino a un massimo sforzo, guizzando davanti al pescatore, che aveva tentato vanamente di colpirla. Giampiero Neri
Quella casa isolata quasi nel centro del paese era passata indenne dalla guerra e dopoguerra come la salamandra nel fuoco, adesso sembrava un corpo estraneo venuto da chissà dove. Giampiero Neri (Erba, 1927), Armi e Mestieri (Mondadori, 2004)
Delle figure e dei fregi si osservano sulle ali delle farfalle e in altre specie diverse ornamento e difesa insieme, simili a cerchi e disegni detti anche macchie ocellari, sono una varietà di mimetismo l’immaginario occhio di Dio che guarda. Giampiero Neri (Erba, 1927), da Armi e mestieri (Mondadori, 2004)
La civetta è un uccello pericoloso di notte quando appare sul suo terreno come un attore sulla scena ha smesso la sua parte di zimbello. Con una strana voce fa udire il suo richiamo, vola nell’aria notturna. Allora tace chi si prendeva gioco, si nasconde dietro un riparo di foglie. Ma è breve il seguito degli atti, il teatro naturale si allontana. All’apparire del giorno la civetta ritorna al suo nido, al suo dimesso destino. Giampiero Neri (Erba, 1927), da Liceo (Guanda, 1986)
Che la seconda parte della vita sia occupata a contraddire la prima è di comune esperienza, per quanto spiacevole. Si salva poco di quello che avevamo pensato, forse niente. Cosa rimane allora del tempo passato? Si dice di un maestro zen che, prossimo a morire, aveva invitato i discepoli nel suo giardino e rivolto a loro, sentendo gli uccelli cinguettare sui rami, aveva detto: «È tutto questo e nient’altro». Giampiero Neri
(Erba, 1927), da Via provinciale (Garzanti, 2017)
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