Ricupero dei diritti

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

E qualche volta trovate il tempo di andare in auto
ad ovest
in County Clare, lungo la Flaggy Shore,
a settembre o ottobre, quando il vento
e la luce si azzuffano così che da un parte
l’oceano è pazzo di schiuma
e bagliori, e all’interno fra le pietre
la superficie di un lago color ardesia è illuminata
dal lampo terrestre di uno stormo di cigni,
le piume scompigliate e soffiate, bianco su bianco,
le teste adulte dall’aria ostinata
sommerse o affioranti o indaffarate sottacqua.
Inutile pensare di posteggiare e cogliere la scena
più completamente. Non sei né qua né là,
una fretta per cui passano cose note e ignote
mentre forti morbide folate prendono l’auto di sbieco
e sorprendono il cuore sovrappensiero e lo aprono
d’un soffio.
Traduzione di Massimo Bacigalupo

Poesia n. 240 Luglio/Agosto 2009
I settant’anni di Seamus Heaney
a cura di Massimo Bacigalupo




Quando

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Quando si spegne il tramonto e si accende dentro di noi la vecchia lampada
e tutte le voci mutano dall’ira alla tristezza
e dal sobborgo se ne vanno i fruttivendoli ambulanti,
gli arrotini, le erbivendole, gli ombrellai, allora
dal pozzo della corte escono le lumache
in doppia fila, e sopra i pubblici orinatoi
resta il cielo di un blu profondo, completamente immobile,
inchiodato solo da una stella arrugginita.

Pressappoco

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Prende in mano oggetti scompagnati – una pietra,
una tegola rotta, due fiammiferi bruciati,
il chiodo arrugginito del muro di fronte,
la foglia entrata dalla finestra, le gocce
che cadono dai vasi annaffiati, quel filo di paglia
che ieri il vento portò sui tuoi capelli, – li prende
e là nel suo cortile costruisce pressappoco un albero.
In questo “pressappoco” sta la poesia. La vedi?

Monovasià

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Quando ruota la coda, questo uccello
Il cui piumaggio si strascica al suolo,
Si presenta ancora più bello,
Però si scopre il culo.
Guillaume Apollinaire
Le più belle poesie
a cura di Giorgio Luzzi
Crocetti Editore 1994, 1997

 

Mia profonda fierezza

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Ovunque tu sia mi sei accanto.
Stringo la tua cintura alla mia vita.
Mia profonda fierezza.
Ovunque io sia, tu sei vicino a me.
Sei la cintura di sicurezza della mia vita;
ti stringo, ti allaccio,
sei tu che mi proteggi dagli sbandamenti
dell’anima e del mondo,
dalle violenze improvvise degli estranei
e dalle assurdità
senza nome.
Che sollievo tornare al tuo abbraccio.

Elena

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Si affilia il filo azzurro delle notti,
soffia in tutto ciò che v’è di caro,
e qualcuno chiamava con languore,
pensando alle amarezze della sera.
Ciò accadeva quando sulle barche
si accendevano tre stelle d’oro,
e quando una tuia solitaria
distese sopra una tomba i suoi rami.
Ciò accadeva quando i titani
di scarlatti turbanti si vestivano,
e l’impeto illegale d’un monsone
era bello, ignorandone il motivo.
Ciò accadeva quando i pescatori
cantavano parole di Odisseo,
e in lontananza sul flutto marino
un’ala in alto si levava sghemba.
Traduzione di Angelo Maria Ripellino

da Elena

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Ah, sì, quante battaglie, eroismi, ambizioni, superbie
senza senso,
sacrifici e sconfitte e sconfitte, e altre battaglie, per
cose che ormai
erano state decise da altri in nostra assenza. E gli uomini, innocenti,
a infilarsi le forcine negli occhi, a sbattere la testa
contro il muro altissimo, ben sapendo che il muro non cede
né men si fende, per consentirgli di vedere almeno
da una fessura
un po’ di azzurro non offuscato dalla loro ombra e dal
tempo. Eppure – chissà –
là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che
inizia
la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo
tra ferri arrugginiti e ossi di tori e di cavalli,
tra antichissimi tripodi su cui arde ancora un po’ di alloro
e il fumo sale nel tramonto sfilacciandosi come un vello
d’oro […].

Traduzione di Nicola Crocetti

da Oreste

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

E quando gli altri esulteranno per la mia azione, noi due
piangeremo sopra la splendida spada insanguinata, degna di gloria,
piangeremo queste ceneri, questo morto, il cui posto
ha preso un altro, nascondendo completamente il suo viso scorticato
con un’onesta, venerabile maschera d’oro,
forse anche utile, nella sua forma grossolana,
come precetto, esempio, oppio per il popolo, paura del tiranno, esercizio
che continua lentamente, gravemente, la storia con ripetuti trionfi e morti,
non con la tremenda conoscenza (impossibile per la massa)
ma con la difficile azione e la fede facile,
la fede inflessibile, necessaria, sventurata
mille volte smentita e altrettante conservata
con le unghie e coi denti dall’anima dell’uomo – fede ignorante
che, formichina formichina, compie grandi imprese in segreto nell’oscurità.

Traduzione di Nicola Crocetti

Che farmene delle stelle

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Che farmene delle stelle,
di questo vento leggero che mi accarezza la sera,
che farmene di una finestra spalancata sul mondo,
sull’orizzonte, se tu non ci sei?
Tutto ha una luce diversa se sei qui con me.
Tutto ha senso solo se posso raccontartelo.
Il mondo è semplicemente nel tuo abbraccio.

Vecchiaia

Ghiannis Ritsos

Ghiannis Ritsos

 

Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie.
Molti avevano preso parte a quella storia –
uomini, animali, bambini, fiumi, alberi,
ragazzi e ragazze con motociclette, due papere
bianche,
il matto silenzioso con una cicca e una galletta;
ed era un mezzogiorno estivo d’oro e sventolavano
le piume della gallina sgozzata luccicando in aria,
e la zia Evanghelìa in cucina puliva le bamie,
e una grossa farfalla si posò sulla saliera.
Nessuno, proprio nessuno allora sapeva
che il transitorio passa nel mito. Alla stazione del treno
venne a sedersi su una panchina una vecchia vestita
di nero
che teneva sul grembiule un cesto d’uova come se fosse
l’unica cosa che aveva al mondo. Si addormentò lì.
Qualcuno di passaggio le rubò il cesto. E cadde la notte.
Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie e i ricordi
degli eroi.