Sestina lirica – (314/327)

Gerardo Passannante

 

O come troppo spesso la certezza
di un possesso stimato ben reale
ci inclina alla pigrizia; e sul pensiero
glissa il torpore ad istillare il dubbio
che gli esaltanti fremiti del sogno
si smorzano cozzando contro il vero.
Dunque non è una bizza? Dunque è vero
che solo la penuria di certezza
restituisce il suo fulgore al sogno,
mettendone in rilievo la reale
consistenza, a corroborare il dubbio
che tutto sia prodotto del pensiero.
Sì, perché nessun dato, oltre pensiero,
vive di vita autonoma: se è vero
che l’unica garante, contro il dubbio
d’essere, è l’ossimorica certezza
che le solide forme del reale
poggiano sulle nuvole del sogno
che fatalmente siamo: e questo sogno,
pensiero del pensiero del pensiero,
gronda di concretezza, e dal reale
non si discosta: risultando un vero
faro per la coscienza, una certezza
nel guazzabuglio erratico del dubbio.
Ed essa solo, la coscienza, dubbio
rampollo ragionevole di un sogno,
può abbattere o fondare la certezza
del mondo intero, e non si dà pensiero
se il vero sembri falso, il falso vero,
né quanto il razionale sia reale.
E indifferente che sia più reale
la stasi o il movimento, scioglie il dubbio
sull’esordio e la fine, e addita il vero
nemico, che cogliendoci nel sogno
o nella veglia, scardina al pensiero
ogni altra presunzione di certezza.
Perciò il pensiero, orbo di certezza,
gettando il dubbio anche sul reale,
contende al sogno uno statuto vero.
da APPUNTI DI UN COLLOQUIO INTERROTTO (CANZONIERE SECONDO)

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Gerardo Passannante

 

Solare oscurità della parola
che non sa rivelarti ciò che celo.
Ma se tu che censuri ogni insorgenza
dici che la ferita
è di nuovo scoperta e forse m’ami,
di che stalagmiti sono goccia,
di che struttura le articolazioni,
di che vulcano sono l’eruzione,
di quale genotipo il fenotipo,
di quale big-bang la propaggine,
di quale iceberg sono l’emergenza,
di quale cosa in sé sono il fenomeno,
queste mezze ammissioni?

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Gerardo Passannante

 

Separato da te per giorni e giorni,
ti inseguo col pensiero, e per fissarti
ti proietto nei luoghi più diversi.
Quando infine un bagliore
mi ridà il tuo indirizzo:
e scopro che quei siti materiali,
e la persona tua che li percorre,
non sono che prodotti della mente:
e per averti quindi non mi occorre
uscire da me stesso.

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Gerardo Passannante

 

Mi offri un’amicizia trasparente,
siccome non puoi chiedermi il proibito.
Ma tu non sai quant’essa
sia una tappa traslucida, una tregua.
Potrò forse concederla
soltanto quando smetterò di amarti:
ma da allora prepàrati al confronto
col mostro opaco dell’indifferenza.

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Gerardo Passannante

 

Se provo a analizzare le ragioni
per preferirti a un’altra,
non vengo a capo a niente.
Sei bella: ma sapessi quante donne
da fiaba ho vagheggiato!
sei profonda: ma troppo equilibrata
per essere abissale;
intelligente: senza quell’acume
che dispensa il cinismo;
sei dolce: ma più bocche e molte mani
ringraziai per questo;
persino passionale: ma sgomenta
di fronte al rapimento dell’orgasmo;
sei acerba e materna al tempo stesso,
senz’essere ninfetta o genitrice.
Infine, depistato,
blocco il pensiero: e in quel momento avanzi,
disinvolta e sicura
della tua potestà,
a proclamare senza preziosismi
che, comunque argomenti,
è proprio te che amo!

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Gerardo Passannante

 

Ma se pure restasse solamente
menzogna e derisione,
e domani, sommessa al tuo destino,
seguissi la tua via insieme a lui;
se pure, contro quanto oggi neghi,
cadrò dalla tua mente,
non basta l’illusione che mi hai dato
di resistere al monito del nulla,
non basta la certezza di saperti
una parte di me mai più recisa,
a dirmi che non tutto è stato vano
tranne la vanità di questo tutto?