Ad ogni modo

FREDERIK RRESHPJA

FREDERIK RRESHPJA

Ad ogni modo
Questo mattino mi morirà nelle mani
Ad ogni modo, la gente saprà inventarsi un mattino,
Come ha inventato i mari, le stelle, la pioggia
E le tante altre cose che non esistono.

La notte è proprio la tua ombra
Che hai mancato di raccogliere.

Ad ogni modo, io potrò scrivere liriche moderne,
Ora che è troppo tardi per cose che non esistono,
Come ad esempio la felicità.

O bei bambini, pioggia di fiori e quant’altro,
Per cui la Genesi incolpa il buon Dio!

Autunno 1990

FREDERIK RRESHPJA

FREDERIK RRESHPJA

Piange il cervo in radura e le lacrime si fan pioggia
Si rattrista il vento sulla roccia
Non ci sono più foglie verdi. Stanno cadendo
I sogni dei boschi ad uno ad uno

Fuggono gli uccelli lo spogliarsi dei tronchi:
Addio, o boschi dei Balcani!
Solo un cespuglio azzurreggia ancora
L’ultima viola del canto d’usignolo

Ah, venga l’autunno senza migrazione d’uccelli!
Che venga il buon Dio, a prender in mano le stagioni!

Ave madre mia

FREDERIK RRESHPJA

FREDERIK RRESHPJA

Sto sotto la pioggia. È questa l’unica cosa che voglio.
Che è questo? Chiedono le stille di pioggia sulla mia fronte
Così ho udito la voce della pioggia
Un giorno d’estate accanto alla vecchia quercia
Alla porta spalancata per gli uccelli.

Ahi, quand’ero giovane e bello credevo
Che tutte le piogge del mondo cadessero per me
Ma ora che tanti anni sono trascorsi
So che non fa senso alcuno che piova.

Ecco andata anche mia madre sotto una pioggia di marmo
Nell’archeologia degli dei che cadevano

Ave, madre mia!
Solo in te ho creduto
Altro Dio non ebbi mai. Amen!

Il Giardino

FREDERIK RRESHPJA

FREDERIK RRESHPJA

I leoni infranti della prima età
S’abbeverano al vecchio pozzo;
Su fuochi di rose Saadi riscalda le mani
Con un turbante di rugiada.

Sovente dai miti balzano fuori i satiri
E spalancano le porte delle ombre.
Rimira i sentieri notturni il gelsomino
E la luce gli scorre tra le dita.

Narciso sorge dalle gemme
Innamorato del proprio amore;
Io avverto sulla fronte gli scalpelli
Della primavera che dall’erba mi fa gli occhi.

Ritorno alla città natia

FREDERIK RRESHPJA

FREDERIK RRESHPJA

Eccomi di nuovo tornato nella Scutari dei re
Eretta pietra su pietra
Sulle nude spalle
Di una donna
Dai fratelli traditori.

Sui rami della pioggia cantano gli uccelli
Sotto il grande albero del mezzodì
Le foglie cadono a ingiallire la mia anima.

Poi,
Io le scaravento al cielo per fare un autunno
Ma tu non ci sei più…

Ora
sei negli albori delle stagioni
per ciò non ti tocca più il gioco d’aria e di sole
che assurge sulle nubi come su un altare pagano.

Appaiono
Nel vespro le rose tessute di sole
Ahi ora persino le rose mi ricordano i camion con i ragazzi uccisi
Com’erano belli e giovani mio Dio!
Arrivederci ragazzi su un pianeta senza dittatura

Nell’aria
Appaiono i patriarchi della poesia albanese
Bogdani, Fishta, Mjeda e Migjeni
I miei padri vagano per l’aria perché hanno i sepolcri infranti.

Ora
Pure il marmo della mia voce è infranto
Ora
Che è scesa la sera e la statua della notte bussa sulla vecchia finestra

Dai vetri franti.