Undici pensieri e una speranza

Emily Dickinson

 

Emily Dickinson

 

1.Com’è inestimabile essere ignoranti: significa tenere tutto in serbo, ed è un’estasi così economica

2.La stupidità è più terribile del dolore, perché è la stoppia del suolo in cui è cresciuto il dolore

3.Educa un cuore alla strada che dovrebbe fare, e appena potrà devierà da essa

4.Penso che uno spirito appassito debba essere il tesoro più tremendo da possedere, così come uno spirito sempre in boccio debba essere il più dolce

5.Nessun sogno si può paragonare alla realtà, perché la realtà stessa è un sogno dal quale solo una porzione di umanità si è risvegliata e parte di noi è una penisola non familiare

6.Il desiderio di silenzio è raramente un gusto acquisito

7.Nulla è così vecchio come un fascino dilapidato

8.Fare una cosa magnanima e prendersi di sorpresa, se non ci si è abituati, è esattamente la migliore delle gioie

9.Ci sono quelli che sono intenzionalmente superficiali e profondi solo per caso

10.Accorgendomi che le parole non erano di nessun giovamento, sono ricorsa alle lacrime

11.Casa è un luogo santo, né dubbio né sospetto possono varcare il suo sacro ingresso

12.La speranza è un essere piumato che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non finisce mai

Poiché non potevo fermarmi

Emily Dickinson

Emily Dickinson

Poichè non potevo fermarmi per la morte
lei gentilmente si fermò per me
La carrozza portava solo noi due
e l’immortalità
Andavamo piano, ignorava la fretta
e io avevo abbandonato
il mio lavoro e il mio riposo
per la sua cortesia
Passammo oltre la scuola
dove i bambini nell’intervallo facevano la lotta in cortile
Passammo campi di grano che ci fissavano
Passammo oltre il tramonto
o piuttosto fu lui a oltrepassarci
Scesero rugiade tremanti e gelide
solo garza il mio vestito,
il mio mantello di tulle
Ci fermammo a una casa
che sembrava un gonfiore della terra
Il tetto era appena visibile
il cornicione sepolto nel suo oro
Da allora sono secoli eppure
sembrano più brevi del giorno che intuii
per la prima volta che le teste dei cavalli
erano rivolte all’eterno.