il mio occhio nella tua mano, la tua lingua sul mio orecchio: così ci conosciamo, toccandoci, perché la pupilla è sgranata per lo sforzo, le papille come scartavetrate.
Se l’asse cede, se la voce affonda, c’è qui, nell’aria, la parola-ramo che ci tiene.
Mi rigiro la carta tra le mani, mi riannodo il respiro nella gola: guardo le lettere con tutte quelle lame, come le ombre delle cose poi mai dette. Faccio buio e dopo accosto il foglio la tua parola piú scura mi fa luce, pulsa nel palmo tutto il suo silenzio. È questo un seme che mai si consuma. Controvento le parole sono solo richiami, saliva che ti torna in bocca. I take – no less than skies – niente di meno del cielo – per me
Acqua smossa Volto la testa da te verso un altro mare, lascio tracce di parole scie dei nostri ricordi: il cappotto mi tiene la forma sennò sarei neve al sole. E come acqua smossa nella mia testa con ogni tua parola mi fai cerchi nel lago del cuore. Mi perdo nei liquidi sgonfiandomi di pianto bicchiere d’acqua sarò arriverò dal mare una mattina. Bevimi a gocce, bevimi a sorsi che io sia in te in ogni tuo passo.