Fatto sta, la speranza è una casa, ed è larga più del luogo in cui dormo. La devo sollevare sveglio ogni alba, per infilarla in bocca; poi con acqua la ingoio fissando sul guanciale l’orma di lei che mi spacca i polmoni per respirare. Se resisto son degno. Cristina Annino (Arezzo), da Casa d’aquila (Levante Editori, 2008)
Di lei qualcosa è sul pensiero gru della neve. Dico i denti di Carmen, dopo tanto, non li ricordavo così, come se vivendo se li fosse morsi, mantenendola quelli. Parla, e il collo l’ingoia, mangiatore di fuoco con triste digestione che s’abbassa la neve al vento. Ora io, son le quattro ma è buio, mi scontro qui proprio con la Forza. E sembrerebbe il contrario. C’hanno sfilato la vita come soldi, Carmen, ce l’hanno tolta. Odore d’incenso, c’è l’aldilà, c’è aria in ebollizione, e vedo la fine. Quel risetto di chicchi che parla è fatica pura, oddio, fredda calda; nonsiamo più. Io ti credo, io rendo le tue frasi una stanza, bevo birra, ma per legge di gravità ormai dovremo entrambi cadere dal ramo. Cristina Annino (Arezzo, 1941),Casa d’aquila ( Levante Editori , 2008)