Non so se sei vivo o sei perduto per sempre, se posso ancora cercarti nel mondo o ti debbo piangere mestamente come morto nei pensieri della sera. Ti ho dato tutto: la quotidiana preghiera e l’illanguidente febbre dell’insonnia, lo stormo bianco dei miei versi e l’azzurro incendio degli occhi. Nessuno mi è stato più intimo di te, nessuno mi ha reso più triste, nemmeno chi mi ha tradita fino al tormento, nemmeno chi mi ha lusingata e poi dimenticata.
Nero e duro distacco che io sopporto al pari di te. Perche’ piangi? Dammi meglio la mano, prometti di ritornare in sogno. Noi siamo come due monti… non ci incontreremo piu’ a questo mondo. Se solo, quando giunge mezzanotte, mi mandassi un saluto con le stelle.
È larga e gialla la luce serale, mite il fresco d’aprile. Hai tardato molti anni, ma sono lieta di te. Siedi più a me vicino, guardami con gli occhi allegri: Ecco il quaderno azzurro dei miei versi infantili. Perdona se son vissuta affliggendomi, e il sole poco m’ha allietata. Perdona, perdona se molti ho scambiato per te.
Lascio la casa bianca e il muto giardino. Deserta e luminosa mi sarà la vita. Nessuna donna saprà cullarti come io ti celebro nei miei versi: non scordare la tua cara amica nell’Eden che hai creato per i suoi occhi, per me che spaccio una merce rarissima e vendo il tuo tenerissimo amore.
Non ho chiuso le tendine, guarda dritto nella stanza. Perché non puoi fuggire oggi sono così allegra. Dimmi pure svergognata, scagliami i tuoi sarcasmi: sono stata la tua insonnia, la tua angoscia sono stata.
Strinsi le mani sotto il velo oscuro… “Perché oggi sei pallida?” Perché d’agra tristezza l’ho abbeverato fino ad ubriacarlo. Come dimenticare? Uscì vacillando, sulla bocca una smorfia di dolore… Corsi senza sfiorare la ringhiera, corsi dietro di lui fino al portone. Soffocando, gridai: “E’ stato tutto uno scherzo. Muoio se te ne vai”. Lui sorrise calmo, crudele e mi disse: “Non startene al vento.”
Bevo a una casa distrutta, alla mia vita sciagurata, a solitudini vissute in due e bevo anche a te: all’inganno di labbra che tradirono, al morto gelo dei tuoi occhi, ad un mondo crudele e rozzo, ad un Dio che non ci ha salvato.
Colombaia dorata sull’acqua, tenera e verde struggente, e una brezza marina che spazza la scia sottile delle barche nere. Che dolci, strani volti tra la folla, nelle botteghe lucenti balocchi: un leone col libro su un cuscino a ricami, un leone col libro su una colonna di marmo. Come su di un’antica tela scolorita, il cielo azzurro fioco si rapprende… ma non si è stretti in quest’angustia, e non opprimono l’umido e l’afa.
Al collo un filo di esili grani, celo le mani nel largo manicotto, gli occhi guardano distratti e non piangeranno mai più. Sembra il volto più pallido per la seta che tende al lilla, arriva quasi alle sopracciglia la mia frangetta non ondulata. E non somiglia ad un volo questa lenta andatura, quasi avessi sotto i piedi una zattera e non i quadretti del parquet. La bocca bianca è socchiusa, ineguale il respiro affannato, e sul mio petto tremano i fiori dell’incontro che non c’è stato.
C’è nell’intimità degli uomini un confine che né l’amore, né la passione possono osare: le labbra si fondono nel terribile silenzio e il cuore si spezza per amore. Anche l’amicizia qui è impotente, e gli anni pieni di felicità alta infiammata, quando l’anima è libera e distratta dal lento languore della voluttà. Pazzo è colui che vi si appresta, raggiungerlo è morire d’angoscia… Ora puoi capire perché non batte il mio cuore sotto la tua mano.
La piu grande biblioteca online di poesie in italiano