Vieni a me come brezza senz’uscita per nascere in ciò che dalla ferita scaturisce là dove non è più possibile nidificare Umile e silenziosa t’abbandoni al torrente libera non ti dici ma sai sorridere quando non chiedi perchè tutto hai perso tranne te stessa Entrando nel piacere ombra su ombra io della tua pelle vuota, tu dell’oblio della mia anima come sopravvissuti di tutte le guerre ogni carezza è un uccello miracoloso ogni bacio un parto ogni orgasmo un Eden nel nulla
Mi sentivo vuoto. Non potevo scrivere, né pensare né sentire. Se mi avessero chiesto chi ero, la mia risposta sarebbe stata: – Sono uno specchio in frantumi -.
Quando attraversi il vuoto che giace sotto il tempo – lì dove i contrari altro non sono che dolori del mio proprio misterioso cuore senza individuo – solo allora i miei occhi si distaccano dal mondo per vederti nel centro intorno al quale mi creo Solo allora m’immergo nelle tue acque celestiali e lo spazio indugia fino a che muore il tempo e la coscienza nella mia materia è un dio indifferente e l’attore e lo spettatore sono una stessa ombra e nella fortezza mentale si apre un abisso verde lì tu sola ci sei tu sempre tu definitivamente tu vergine di carne in cui mi si è dissolta l’anima luce rossa sangue dell’alba.
Poco a poco stai entrando nella mia assenza goccia a goccia riempiendo la mia coppa vuota là dove sono ombra non smetti di apparire perchè soltanto in te le cose si fanno reali allontani l’assurdo e mi dai un senso ciò che ricordo di me è quello che sei giungo alle tue sponde come un mare invisibile
Nulla posso dire di te trascorri nell’ombra È per questo che nell’oscurità sei la mia guida Innominabile mi offri la schiena per il mio tatto e le mie ansie il cammino dei re e nella tua superficie profonda cade il mio spirito cieco un raggio assetato di se stesso Tu sei un’altra cosa Posso entrare in te soltanto come interferenza affinchè le mie carezze siano portate come i resti d’un naufragio dall’incommensurabile fiume di parole che sotto la tua pelle attraversa l’infinito spazio del silenzio
Corro portando tra le mani come un carbone acceso l’istante che agonizza. Insieme a me se ne vanno le stelle e questo mulinello di materia intorno al niente. Con i palmi ardenti ho trasportato il gioiello dal remoto per offrirtelo come uno specchio: quello che vedi non è il tuo viso ma un fiume in piena che si porta tutte le anime tranne la tua e la mia. Il nostro incontro ci ha lasciato fuori dallo spazio, dal tempo e da noi stessi. Siamo definitivamente l’istante che non muore.
Mi piace sviluppare la mia coscienza per capire perchè sono vivo, cos’è il mio corpo e cosa devo fare per cooperare con i disegni dell’universo. Non mi piace la gente che accumula informazioni inutili e si crea false forme di condotta, plagiata da personalità importanti. Mi piace rispettare gli altri, non per via delle deviazioni narcisistiche della loro personalità, ma per come si sono evolute interiormente. Non mi piace la gente la cui mente non sa riposare in silenzio, il cui cuore critica gli altri senza sosta, la cui sessualità vive insoddisfatta, il cui corpo s’intossica senza saper apprezzare di essere vivo, perché ogni secondo di vita è un regalo sublime. Mi piace invecchiare perchè il tempo dissolve il superfluo e conserva l’essenziale. Non mi piace la gente che per retaggi infantili trasforma le bugie in superstizioni. Non mi piace che ci sia un Papa che predica senza condividere la sua anima con una “Papessa“. Non mi piace che la religione sia nelle mani di uomini che disprezzano le donne. Mi piace collaborare e non competere. Mi piace scoprire in ogni essere quella gioia eterna che potremmo chiamare dio interiore. Non mi piace l’arte che serve solo a celebrare il suo esecutore. Mi piace l’arte che serve per guarire. Non mi piacciono le persone troppo stupide. Mi piace tutto ciò che provoca il riso. Mi piace affrontare volontariamente la mia sofferenza, con l’obiettivo di espandere la mia coscienza.
Mi rivolto nella cenere Cercando di trovare un po’ di brace. Mi siedo a chiacchierare con l’ombra Che un giorno d’estate hai dimenticato sul sofà. Sogno le orme di passi Che una notte persero la memoria. Nessuno passò mai da queste parti. Si affitta vuoto l’appartamento Di una casa che non c’è più
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