Alessandro Ceni
Nel buio le parole
non sono parole ma uomini
che con rasoi tentino tele cerate di
sonori padiglioni sulla sabbia.
Alla luce
è fuori uno con una latta
che scende al mare
chimico e geometrico e tutto lo riga.
Un idiota, fermo, in sogno, presso
la linea dell’acqua
che inghiotte neri pesci nella rimessa
ritarda misurandole coi diti dei piedi
le barche negli ultimi porti umani.
Lei ti ha parlato con voce di uomo
di un certo delitto
d’una scomparsa mai colma
della vedovanza infinita del tondo della vita
di come dentro s’è fatto un luogo
da solo
un buco violento che solo per te è buono.
Piana acqua nel secchio
e indossate corone
le figurine si baciano
cosa che dovrebbe spiegarti perché
l’uomo-lupo insegua una Sirena o
splenda un pane
bianco sul comodino,
ma da qualche tempo
non ti lascia neppure un momento
e dei personaggi nel buio della tenda
non hai che suono
come da opposte rive.
Il sole notturna istupidito dal volo
fissi gli occhi di Dio sull’idiota
che geme fischia sibila
chiama invoca soffia si preme
e con la mano assicurata al vento
nel mare rovescia gli sgomenti metri delle chiuse.
da La natura delle cose (1991)