Dal libro della madre

Alessandro Carrera

Alessandro Carrera

Mio piccolo ragno che dondola
nei suoi piani geometrici di guerra,
mio piccolo cane che siede
spogliando il suo osso della sera,
mio piccolo pascolo infinito
combattuto da immemori pastori,
mia piccola catastrofe segreta
che travesto di splendida parata,
per me che ti do inizio non c’è fine,
più piccola divento e più ti abbraccio.
Togliti i capelli dalla fronte,
stai bene con slacciata la camicia.
Sarai come tuo padre,
innamorato, ignoto, in marcia
verso un ballo fino all’alba,
sveglio in tempo
per i vasti intervalli di campane,
Non c’è chiave che riapra questa porta,
non c’è quercia né vapore, ma ti dico:
bada i segni che ti colgono
nell’angolo dell’occhio,
dove se ti volti
sparisce il paradiso
percorso dai tuoi angeli
sguantati.